Emma Raducanu (foto EPA)

bandiera bianca

Dovremmo astenerci dal giudicare generazioni diverse dalla nostra?

Antonio Gurrado

Considerazioni a margine della polemica tra McEnroe e Murray sul ritiro della diciottenne Raducanu a Wimbledon

Quando la tennista diciottenne Emma Raducanu si è ritirata da Wimbledon per senso di nausea e difficoltà respiratorie durante gli ottavi di finale, John McEnroe ha commentato sulla Bbc che evidentemente il torneo si era dimostrato un po’ troppo per lei. Apriti cielo. Andy Murray ha reagito su Twitter difendendo così la collega: “In genere gli uomini di mezz’età non dovrebbero commentare lo stato psicofisico delle adolescenti. Non capiranno MAI quel mondo perché non lo hanno sperimentato”. La mozione Murray è molto interessante perché parte da un assunto tecnico – non importa quanti Wimbledon tu abbia vinto, non potrai mai valutare capacità e forza di un esordiente di un altro sesso – e lo porta alle estreme conseguenze. Significa: non importa quanto tu sia esperto, non puoi valutare un principiante a meno che tu non condivida esattamente le sue esperienze psicofisiche.

Ciò apre prospettive particolarmente accattivanti: gli insegnanti di mezz’età non potranno mettere voti alle studentesse diciottenni, i tassisti di mezz’età non potranno scegliere l’itinerario per portare a casa le passeggere diciottenni, i librai di mezz’età non potranno consigliare romanzi alle lettrici diciottenni, i registi di mezz’età non potranno dirigere attrici diciottenni e, ça va sans dire, i medici di mezz’età non potranno accettare delle pazienti diciottenni. È la strada più sicura verso il progresso e vale anche a sessi invertiti: professoresse con studenti, tassiste con passeggeri, libraie con lettori, registe con attori, eccetera. Resta solo da stabilire se le tenniste di diciott’anni potranno legittimamente venire difese dai colleghi quarantenni.

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