BANDIERA BIANCA

La cancel culture contro Pirandello

Antonio Gurrado

Cosa succederebbe se gli indignati permanenti si trovassero a leggere una vecchia novella dello scrittore siciliano? Non è inutile chiederselo e provare a rispondere

Ve lo dico io, preparatevi a un mondo senza Pirandello perché – il tempo che qualche invasato legga questo articolo – la cancel culture lo sotterrerà. Ha scritto infatti una novella che si apre sull’immagine di una “vecchia n…a sbilenca venuta ad aprir la porta come una scimmia col grembiule”. I puntini li ho messi io, per timore che un qualche genio mi tacciasse di razzista per aver ricopiato la parola così com’era. Ma il paragone è lì lampante, ingiurioso e volgare, quindi ce n’è abbastanza per imbrattare la statua di Pirandello a Porto Empedocle, per tirarla giù, per espungerlo da tutte le antologie scolastiche e rovesciarlo dagli scaffali delle librerie. Senza contare che la novella era originariamente uscita sul Corriere della Sera, il 6 novembre 1935, e vorrete forse far passare liscia a una testata una simile impertinenza, vecchia solo di ottantasei anni?

 

 

Per non dire che altrove – ne “L’uomo, la bestia e la virtù” – Pirandello medesimo descrive un liceale ottuso come “scimmione con gli occhiali”: stesso identico schema ricorrente, di antropomorfismo applicato alla disumanizzazione; che estende così il razzismo oltre il colore della pelle, contro i minorenni, contro chi va al doposcuola e contro chi porta gli occhiali. Sorprende che Pirandello non sia stato messo al rogo prima. Forse è perché la novella incriminata – “La casa dell’agonia”, si chiama – è seminascosta e oscura, non la legge nessuno salvo i palati fini (come me) e gli ossessivo-compulsivi (sempre io). Intanto che ci prepariamo a un mondo senza Pirandello, la consolazione che possiamo trarne è purtroppo questa, paradossale e triste: l’unica difesa contro l’ignoranza di domani è l’ignoranza di oggi.

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