BANDIERA BIANCA

Legiferare pro o contro, ma sempre in regime di emergenza

Antonio Gurrado

Breve cronaca di un pomeriggio passato alle Gallerie d'Italia, mentre fuori va in onda lo show della polarizzazione politica

Sabato pomeriggio ero andato a rifugiarmi alle Gallerie d’Italia in Piazza della Scala – sono bellissime, un caleidoscopio da Canova a Emilio Isgrò, mollate tutto e prenotate immediatamente una visita – quando all’uscita ho incocciato gruppetti di manifestanti che si preparavano a protestare contro il ddl Zan. Il resto l’avete letto sui giornali, ma mi pregio di fornirvi un puntiforme dettaglio in presa diretta, a mio avviso piuttosto rilevante. Un cartello rosso argomentava infatti che “dopo la pandemia la vera emergenza non è l’omotransfobia”. Può essere, può non essere, le opinioni possono ragionevolmente divergere.

 

Ciò su cui invece tutti sembrano concordare, manifestanti e contromanifestanti, è il sottotesto: la legiferazione deve avvenire per forza in regime d’emergenza. Se si ritiene che l’unica emergenza sia la pandemia, allora il ddl Zan è una distrazione superflua; se si ritiene che l’omotransfobia sia un’emergenza come la pandemia, allora il ddl Zan è tanto urgente da essere indiscutibile. L’idea che possa esistere la legislazione ordinaria, ragionata, attenta, pacata, non dettata da imminenti apocalissi, sembra non sfiorare più nessuno. Allora tutto diventa angoscia e strepito, massimalismo e rissa. Per questo mi son voltato sui tacchi e sono rientrato nelle Gallerie d’Italia – sono davvero bellissime, ci sono anche Segantini e Sartorio, voglio trasferirmi a vivere lì dentro e lasciar fuori tutte le emergenze per sempre.

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