Barack Obama (foto Ap)

bandiera bianca

Obama o Jefferson, uno vale l'altro?

Antonio Gurrado

A Chicago degli attivisti manifestano perché non vogliono che una scuola venga intitolata all'ex presidente degli Stati Uniti. Secondo loro era un oppressore

Un grande passo verso l’eguaglianza sarà compiuto se gli attivisti otterranno che una scuola media di Chicago intitolata a Thomas Jefferson non sia intitolata a Barack Obama. Il nome di Jefferson sta venendo espunto perché era un razzista, va da sé. Ma il nome di Obama non sta bene agli attivisti, i quali ne contestano le politiche sull’immigrazione: “Obama era un oppressore tanto quanto Jefferson era un oppressore”, spiegano. Obama come Jefferson, dunque, uno vale l’altro.

A voler essere rigorosi, ci si può spingere oltre: Obama infatti era presidente e Trump era presidente, allora Obama come Trump. E poiché Trump era un maschilista tossico e, che so, Harvey Weinstein era un maschilista tossico, allora Obama come Weinstein per la proprietà transitiva. E, poiché con queste cose non bisogna aver paura di andare fino in fondo, Weinstein era bianco come Hitler era bianco, ma sì, quindi Obama come Hitler (passando per Jefferson, Trump e Weinstein: che bella compagnia). Questo ragionamento cristallino ha il pregio di poter essere applicato universalmente; Obama come tutti e tutti come Obama. Ma soprattutto, ampliandolo via via, può porre fine una volta per tutte a ogni possibile distinzione e discriminazione: chiunque come qualsiasi altro, finalmente tutti uguali. Attivisti compresi.

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