La presentatrice Simona Ventura (Ansa)

Bandiera bianca

“Game of games”, Simona Ventura e Karl Marx

Antonio Gurrado

Non è vero che la storia è tragedia quando accade e farsa quando si ripete. E lo dimostra il nuovo programma di Rai 2: oggi facciamo sul serio ciò che prendevamo in giro 30 anni fa

Ho un déjà vu. Simona Ventura, la brava presentatrice, accoglie l’ingresso di un concorrente strillando da par suo a ritmo di un twist indiavolato che ballano per qualche secondo sul proscenio, in attesa che si svolgano le prove previste dal regolamento: il Tempo delle mele, il Giro quiz, il Puzzle, lo Sciacquone… È una scena a caso di “Game of games”, lo show di Rai 2 iniziato ieri sera, ma dove ho già visto tutto questo?

 

Ovvio, su Rai 2, però nel 1987. Era “Indietro tutta” e Nino Frassica, il bravo presentatore, strillava “Tatatatatà-tà” lanciandosi in un twist improvvisato nel giubilo generale in attesa che si svolgessero le prove previste dal regolamento: lo Schiaffo del soldato quiz, l’Alimentar quiz, il Che cosa sta pensando quiz, il Chi ce l’ha più lungo quiz… Solo che “Indietro tutta” era una trasmissione parodistica, un gioco a premi immaginario con uno sponsor inesistente, mentre “Game of games” è una trasmissione vera, a capovolgimento della massima di Marx secondo cui la storia è tragedia quando accade e farsa quando si ripete. Se volessimo misurare il recente progresso, potremmo sintetizzarlo così: oggi facciamo sul serio ciò che prendevamo in giro trent’anni fa.

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