(foto LaPresse)

Bandiera Bianca

Quest'anno la Giornata Mondiale degli abbracci potevamo rimparmiarcela

Antonio Gurrado

Torneremo ad abbracciarci”, recita lo slogan ormai logorato. “Ma chi vi vuole abbracciare?”, penso io come qualsiasi altra persona sensata. Ecco perché dovremmo dedicare queste ricorrenze alle cose dannose che continuiamo a fare comunque

Le Giornate Mondiali, da che esistono, sono un florilegio di melliflue noiosità: e la poesia, e la felicità, e la fratellanza, e lo yoga, e l’istruzione, e i legumi, e gli abbracci… Ecco, proprio gli abbracci, la cui Giornata Mondiale ricorre oggi, a causa delle congiunture incrinano l’uniformità di tali iniziative. “Torneremo ad abbracciarci”, recita lo slogan ormai logorato. “Ma chi vi vuole abbracciare?”, penso io come qualsiasi altra persona sensata, una volta scoperto che gli abbracci fanno male e che è meglio evitarli: quelle manacce lorde, chissà dove sono state; quella fiatella mefitica, chissà di quali invisibili malanni è foriera; per non parlare dei viscidi liquami che ci secerne addosso quello specialista dell’abbraccio virtuosistico che lo completa strusciandoci addosso guance, labbra e mucose varie. Quindi oggi, mentre impazza la retorica secondo cui la Giornata Mondiale degli Abbracci serve a farci comprendere quanto ne abbiamo bisogno, quanto ci manchino sempre più, io ne approfitterei invece per una riforma radicale: istituire le Giornate Mondiali delle cose dannose che continuiamo a fare comunque.

 

Una bella Giornata Mondiale del Fumo, ad esempio, o una Giornata Mondiale della Birretta prima di mettersi al volante; una Giornata Mondiale dello Stalking sui Social, una del Cibo Grasso e Insalubre, una dell’Iscrizione in Palestra l’Anno Prossimo. Con un po’ di coraggio ci si potrebbe spingere a una Giornata Mondiale dell’Insulto Gratuito, dell’Invidia del Prossimo, del Regalo Riciclato, della Delazione al Capo, del Citofonar Scappando. Almeno, festeggiandole, ci divertiremmo un po’ e nessuno cercherà più di abbracciarci a tradimento.

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