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C'era un centrafricano in fila alle Poste

Antonio Gurrado

A un certo punto è scoppiata un’insurrezione popolare

Ho fatto la fila in posta. Ho fatto la fila all’aperto, sotto il sole cocente, perché le norme anti-Covid impediscono di entrare ad aspettare nell’ufficio postale anche se c’è spazio. Ho fatto la fila a casaccio, perché i bigliettini numerici non vengono più erogati e perché, nonostante paghi la tariffa da correntista di BancoPosta, a causa delle norme anti-Covid la precedenza a cui ciò dà diritto è sospesa. Ho fatto la fila insensatamente, perché dovevo ritirare una giacenza con delega che, se proprio vogliamo diminuire i rischi di contagio, sarebbe stato più logico consegnare a domicilio concordando l’orario.

 

A un certo punto è scoppiata un’insurrezione popolare a causa dell’arrivo di un signore centrafricano, con copricapo tipico, che ha cercato di saltare la fila per gli sportelli; l’indignazione per il suo misfatto è stata inferiore soltanto allo scetticismo per la scoperta che non doveva andare agli sportelli ma che aveva appuntamento per una consulenza finanziaria. Figuriamoci se ha davvero appuntamento per una consulenza finanziaria, era la vox populi, un signore centrafricano, per giunta con copricapo tipico: doveva esserci qualcosa sotto.

 

Il più esagitato nel dargli addosso è stato un signore nordafricano, che è così riuscito a ingraziarsi gli astanti italiani dando prova del valore più diffuso in patria, l’odio per lo straniero; si è beccato elogi generali ma a nessuno è venuto in mente di lasciarlo passare davanti, nonostante che fosse mutilato della gamba destra e stare in fila non doveva essergli comodo. Allo stesso modo una vecchina, in procinto di svenire o di sciogliersi, esasperata ha deciso di piazzare uno scatto felino che dal fondo della fila l’ha portata a bruciare la persona della quale era arrivato il turno proprio mentre stava entrando. La direttrice della posta non ha trovato di meglio che riprendere la persona di turno, che purtroppo ero io, perché entrata senza permesso.

 

Alfine, dopo soli tre quarti d’ora d’attesa (per fortuna avevo il Foglio), ho potuto richiedere allo sportello il ritiro della giacenza, che non mi è stata consegnata in quanto qualcosa non andava nella copia del documento del delegante. Meno male: senza un’adeguata prova di inefficienza burocratica, notando soltanto disorganizzazione, incapacità gestionale, ottusità normativa, razzismo strisciante, guerra fra poveri, negazione di diritti pagati, totale assenza di buon senso, implicito incoraggiamento dei cittadini a farsi giustizia da soli e un tocco di prevaricazione amministrativa, facendo la fila avrei potuto distrarmi e non accorgermi di essere in Italia. 

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