Dopo i trapper, anche le orchestre cominceranno ad armarsi

A Torino vogliono organizzare un festival di musica trap, nonostante in alcuni videoclip della scena locale compaiano pistole e coltelli. Forse il rischio di prendersi una pallottola è una grande strategia di marketing

Antonio Gurrado

L’assessore alle politiche giovanili del comune di Torino vuole organizzare un festival di musica trap in città. Non gli desta alcuna perplessità il fatto che in alcuni videoclip della scena trap torinese, che a quanto pare è assai pimpante, compaiano pistole e coltelli oltre alle consuete generiche minacce aggravate in verso libero. Quello, spiega l’assessore, è un linguaggio crudo ma anche sincero; e quelle che a tutti sembrano armi sono in realtà richieste di ascolto, a cui lui vuole dedicare la giusta attenzione. Donde il progetto di un festival con palco in una piazza cittadina per offrire alla trap la visibilità che evidentemente Spotify e tonnellate di visualizzazioni su YouTube non riescono a garantirle. Per fortuna non vivo a Torino perché, secondo me, a breve inizieranno a circolare violinisti armati fino ai denti, jazzisti che infileranno polvere da sparo nei loro sassofoni, direttori d’orchestra con la mazza ferrata, cori gregoriani con la mitragliatrice, clavicembalisti disposti a lasciarsi esplodere pur di ottenere finalmente ascolto e poter esibirsi sugli spartiti di Cimarosa e Jommelli. Così la città diventerà sede dei più fiorenti festival musicali. Nessuno ci aveva pensato prima, e invece in un sol colpo l’assessore alle politiche giovanili di Torino ha risolto tutti i problemi della musica colta: il pubblico non la ascolta solo perché non rischia di venire sparato.

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