Foto di Sharon McCutcheon/Unsplash

La trentesima casella

Antonio Gurrado

Su Tinder si potrà identificare il proprio genere scegliendo fra ventinove alternative. Dalla vertigine combinatoria, su cui s’imperniava anticamente la seduzione, alla vertigine classificatoria

Ci sono notizie che nascono vecchie, che quando arrivano sembrano già lette, che quando le apprendiamo ci danno distintamente l’idea di essere risapute. È il caso, ad esempio, del fatto che adesso su Tinder si potrà identificare il proprio genere scegliendo fra ventinove alternative. Ma non era così già prima? Pare di no. Eppure non suona già sentito? Sì, perché l’aveva già fatto Facebook o un qualche altro aggeggio social, chi si ricorda, uno vale l’altro. Anzi, com’è che a Tinder si sono mossi così tardi? Cosa stavano aspettando? Si erano addormentati a contare i generi? Se proprio proprio vogliamo individuare un barlume di novità nella pseudo-notizia su Tinder è in realtà la trentesima casella, quella lasciata bianca affinché la riempia a piacere l’utente che non si riconosce in nessuna delle ventinove alternative precedenti. È interessante perché, di fatto, innalza da ventinove a infinito il numero di generi possibili, e sottintende un luminoso futuro in cui ciascuno di noi, unico e solo, potrà appartenere a un genere specifico, il proprio: meglio così, eviteremo sterili polemiche e penseremo finalmente ad altro. Ma soprattutto quella trentesima casella vuota è significativa poiché sancisce un netto mutamento in materia di sesso e amore, di cui Tinder è una cartina tornasole. Implica infatti che dalla vertigine combinatoria su cui s’imperniava anticamente la seduzione – cioè il voler provare qualcosa di sempre diverso con qualcuno di sempre diverso, come testimoniato dai Casanova e dai Sade e dagli Apollinaire e dalle Anaïs Nin e dalle Catherine Millet – il baricentro degli interessi del seduttore si è spostato sulla vertigine classificatoria, ossia il voler stabilire con precisione capillare la propria collocazione in un infinito parterre di denominazioni possibili, riducendosi a occhiuti botanici di sé stessi. E, alla lunga, diventando ciechi.

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