E mi raccomando, niente marcatura a uomo

Antonio Gurrado

Gary Lineker che raccomanda di starnutire nel gomito, Eto'o di disinfettarsi le mani, Messi di mantenere il distanziamento sociale. Lo spot della Fifa camuffato da appello in realtà è un’ammissione di colpa

Oggi, per la prima volta dall’inizio della pandemia, ho acceso la tv generalista (in quanto mi sono accidentalmente seduto sul telecomando) e a sorpresa è apparso Gary Lineker: il quale, nel corso di un drammatico primo piano, mi raccomandava nel suo perfetto inglese che stessi attento a starnutirmi sempre nel gomito. Mi ha molto colpito che un eroe calcistico della mia prima infanzia, già capocannoniere ai Mondiali dell’86, ricambiasse così a lungo termine il mio affetto da premurarsi per la mia igiene; subito dopo però veniva sostituito dal portiere del Liverpool che insisteva perché mi disinfettassi le mani, e consigli simili mi davano Samuel Eto’o in francese nonché, in cinese, una calciatrice che fuori da casa mia dev’essere famosissima.

  

Allora mi sono documentato: si trattava di una pubblicità progresso che la Fifa sta diffondendo da qualche tempo in mondovisione, allo scopo di sensibilizzare il pubblico a contenere la pandemia. Restava il mistero del perché il pubblico, parlandosi di virus, dovesse essere più sensibile all’appello di un calciatore che a quello di un medico o di un politico. Forse perché si presuppone che la pandemia ci abbia resi tutti bambini scalpitanti e riottosi, per i quali c’è da far leva sull’immaginario? Oppure per insufflare l’idea che – altro che commercianti e ristoratori – sono i calciatori la categoria più colpita dalla crisi pandemica, e nel caso di seconda ondata scatenata da un mio maldestro starnuto potrebbero vedersi costretti a limarsi lo stipendio di un ulteriore 10 per cento?

 

Alla fine ho risolto l’arcano osservando lo sguardo vitreo e l’intonazione monocorde con cui Leo Messi, fissando la videocamera, compitava l’estremo appello a tenersi sempre a distanza di un metro dagli altri. Mancava solo un aguzzino armato che lo costringesse a mettere una parola stentata dietro l’altra. Allora sì che ho capito: questo spot della Fifa camuffato da appello è un’ammissione di colpa da parte di calciatori da sempre costretti per mestiere a stare appiccicati, a sputacchiarsi addosso e a soffiarsi il naso dove capita; non è una campagna di sensibilizzazione, è una gogna.

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