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No, la quarantena non ci rivelerà il senso profondo della vita

Antonio Gurrado

La clausura forzata ha generato episodi drammatici. Come quello che si è consumato in una tabaccheria di Messina 

Chissà se fra le vittime del coronavirus, diciamo fra gli effetti collaterali, dobbiamo contare anche questo pensionato ottantenne di Messina. Il quale ieri è entrato in tabaccheria, ha chiesto un Gratta e Vinci, ha appreso che giochi del genere erano sospesi a causa delle restrizioni legate all’emergenza sanitaria, ha estratto la pistola e ha ferito la madre della tabaccaia prima di uccidersi. Lo ha fatto solo a causa della limitazione della sua libertà di giocare e sognarsi ricco (individuando nella povera madre della tabaccaia l’incarnazione dell’impedimento) o l’avrebbe fatto comunque, spinto da un disperato cocktail di aggressività e autodistruzione, tutto poi per un Gratta e Vinci? Non lo sappiamo e forse non conta. Conta piuttosto che tutti dicono come quest’emergenza, con le uscite centellinate e la riscoperta del sacrificio, ci rivelerà il senso autentico e profondo della vita rendendoci persone migliori. Ecco, dalla tabaccheria di Messina ci confermano che non è vero.    

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