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Il governo vuole eliminare il burocratese. Ma forse prima bisognerebbe parlare l'italiano

Antonio Gurrado

Il ministero della Pubblica amministrazione chiede aiuto all'Accademia della Crusca. Nel frattempo il nostro linguaggio parlato è un misto di frasi fatte, parole fuori contesto, neologismi e barbarismi

L’Accademia della Crusca – la stessa secondo cui, se un fiore ha tanti petali, può dirsi petaloso – ha stretto un accordo col ministero della Pubblica amministrazione per far sì che il linguaggio di moduli e normative sia meno burocratese, anzi burocratoso. Permane qualche dubbio sulla sproporzione dei mezzi: per evitare che su un modulo non figurino involutissime perifrasi bizantine ma proposizioni di senso compiuto espresse con parole semplici sarebbe bastata una maestra elementare, mentre rivolgersi alla Crusca appare un po’ esageroso. Probabilmente si tratta di una scelta d’immagine, visto che l’accordo ha sull’opinione pubblica una ricaduta migliore della notizia “la pubblica amministrazione decide di iniziare a utilizzare l’italiano”; tanto che la ministra competente, in un’intervista molto ministrosa, ha detto che mira a “una narrazione diversa della pubblica amministrazione”.

 

Bisogna altresì presumere che il testo dell’intervista non sia stato concordato con gli accademici in quanto non sembra per niente essere cruscoso: oltre a “narrazione”, che ormai è un termine prezzemoloso, la ministra ha parlato infatti di “lavoro importante”, “eccellenze”, “webinar”, “tenere insieme le esigenze”, oltre a citare un “investimento dei dipendenti pubblici su loro stessi” che io purtroppo non capisco ma che di certo è molto significoso. È un linguaggio oscuramente elementare, un misto di frasi fatte, parole fuori contesto, neologismi e barbarismi a metà fra il dirigente d’azienda e il calciatore intervistato a tradimento; il linguaggio in cui ormai si parla quando si vuol fingere di far bella figura. Pertanto sorge spontanea la domanda: perché assoldare l’Accademia della Crusca per combattere il burocratese quando poi, in Italia, tutti parlano italioso?