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Ciò che non torna nel programma del convegno di terrapiattisti

Antonio Gurrado

C'è qualcosa di peggio della dimostrazione del fatto che il sole disti dalla terra 5.000 chilometri o dell'intervento di Diego Fusaro

C'è qualcosa che non torna nel programma del convegno di terrapiattisti che si terrà fra qualche giorno a Milano. Non è la dimostrazione del fatto che il sole disti dalla terra 5.000 chilometri, e nemmeno la fortunata circostanza che tale distanza così fondamentale per l'universo capiti essere una bella cifra tonda. Ne è l'intervento a sorpresa di Diego Fusaro, che spiegherà cos'è la laocrazia (io non lo so) conciliandola magari, ancora più a sorpresa, con la teoria geocentrica. E non è nemmeno l'insistenza sulla validità scientifica della cosiddetta osservazione zetetica, ossia basata sul credere soltanto a ciò che vediamo coi nostri occhi, mentre alcuni ingenui credono convenga fidarsi di occhi più esperti che utilizzano strumentazioni più sofisticate. Ciò che proprio non torna è che un intervento al convegno sarà esposto sotto forma di lettera a Giuseppe Conte: sottintendendo dunque che una teoria scientifica possa trarre credibilità dall'avallo del presidente del Consiglio, mentre da secoli la trae soltanto da esperimenti e calcoli. In questo i terrapiattisti sono particolarmente retrogradi: non tanto nel voler far girare il sole intorno alla terra ma nello sperare che la scienza possa girare attorno alla politica quando, da tempo immemorabile, è la politica che gira intorno alla scienza.

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