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I politici di oggi spiegati con i biscotti

Antonio Gurrado

Se al supermercato vedete dei dipendenti della Ferrero che cercano di vendervi biscotti alla Nutella, non sorprendetevi: è così che funziona anche la politica

Se al supermercato vedete dei dipendenti della Ferrero che cercano di vendervi biscotti alla Nutella, non sorprendetevi: è così che funziona la politica. Non nel senso che chi mangia più Nutella vince, ma nel senso che quei dipendenti della Ferrero sono lì a comunicarvi una cosa che in buona sostanza può essere sintetizzata così: “Noi, produttori di questi biscotti, siamo anche testimonial della loro qualità, in quanto gente come voi. Non c’è differenza fra noi produttori e voi consumatori: siamo qui a venderli con lo spirito di chi potrebbe tranquillamente essere lì a comprarli”.

 

Sono lontani i tempi in cui, per piazzare un prodotto, c’era bisogno di un testimonial la cui fama e autorevolezza facessero da garanti per un acquisto di cui lui non aveva alcun bisogno, tanto sideralmente era distante dalle esigenze prosaiche di noi compratori. E sono distanti anche i tempi in cui i politici facevano un vanto di questa distanza, chiedevano di essere votati proprio in ragione dell’abissale diversità dagli elettori, del proprio parlare incomprensibile e presentarsi in giacca e cravatta al mare. Oggi i politici di maggior successo sono quelli che rendono indistinguibile l’elettorato passivo da quello attivo: Salvini è un perfetto militante medio della Lega, tutto mojito e salamelle, Di Maio un ideale riscossore del reddito di cittadinanza. Ci dicono, in sintesi: “Noi, leader dei partiti, siamo anche testimonial della loro ideologia, in quanto gente come voi. Non c’è differenza fra noi eletti e voi elettori: siamo qui a farci votare con lo spirito di chi potrebbe tranquillamente essere lì a votarci”. E gli italiani, che in fondo sono dei bambinoni, si convincono che siano più buoni i biscotti offerti dagli sconosciuti.

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