Alessandro Baricco (foto LaPresse)

Senza libri brutti, niente libri belli

Antonio Gurrado

Contro l'appello di Baricco agli editori per pubblicare solo volumi degni

Trovo commendevole l’appello di Alessandro Baricco che, rivolgendosi all’Associazione italiana Editori, si è raccomandato: “Non pubblicate libri brutti!”. Ciò detto, spero che nessuno segua il suo consiglio. Anzitutto perché i libri brutti, a un superficiale rilievo statistico, costituiscono una schiacciante maggioranza degli oltre cinquantamila titoli che vengono pubblicati ogni anno in Italia; senza di essi, il sistema crollerebbe. Poi perché, se si adottasse un criterio puramente estetico, quindi soggettivo, tutti gli editori garantirebbero di aver selezionato solo libri belli (cinquantamila e rotti) per rimpinguare i loro cataloghi; quando invece sappiamo tutti che è vero il contrario, e il silenzio fa miglior figura della menzogna. Infine perché fra i libri brutti spiccano le barzellette dei calciatori, le autobiografie dei cuochi, i trattati di metafisica dei concorrenti di X-Factor, le liriche dei politici, i romanzi delle star che anziché leggerne uno preferiscono scriverlo: tutta la ciccia, insomma, della letteratura popolare italiana, quella le cui vendite consentono agli editori di pagare l’uscita di libri di alto livello dal pubblico più ristretto. Senza libri brutti, niente libri belli.

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