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I problemi del patriottismo balneare

Antonio Gurrado

Considerazioni a margine di una telo mare così composto: una bandiera dell’Italia solcata da una croce celtica su cui era sovraimpresso un leone di San Marco

Sulle spiagge quest’estate si porta molto il patriottismo balneare. Coi miei occhi, lungo un lido del nord-est, ho visto un bagnante adagiarsi su un telo da mare così concepito: una bandiera dell’Italia solcata da una croce celtica su cui era sovraimpresso un leone di San Marco. Pur caratterizzato da un tocco di tamarraggine vacanziera, che può portare i bagnanti ad accostare con leggerezza spunti estetici anche difformi, il patriottismo balneare comporta taluni problemi teorici di non facile soluzione. Ad esempio, come identificare esattamente la schiatta italica di origine sannita con le tribù celtiche che occupavano territori remoti e sovente negletti? Come conciliare il recente vessillo nazionale con l’antico stemma della repubblica di Venezia, vissuta per secoli indipendente e felice? Tra l’altro il tricolore fu escogitato nel 1797 da seguaci di Napoleone – orrore, un francese come Macron – proprio mentre lui scioglieva d’imperio la Serenissima e la svendeva agli austriaci in cambio del Belgio dei futuri euroburocrati. Infine, eccedere nel patriottismo al punto da utilizzare la bandiera come telo da sdraio, per poi posarci l'italico culo, non sfocerebbe nel vilipendio? Tutte questioni che purtroppo non ho avuto modo di sottoporre al bagnante patriottico, molto ma molto più robusto di me. 

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