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Di Maio sembra un bot che shakera mezzo secolo di linguaggio politico

Antonio Gurrado

L'intervista del Corriere al leader grillino e il fidanzamento tecnico di un noto reprobo grillino con una notissima reproba grillina

Chi vuol iniettarsi la quotidiana dose di comprensione dei Cinque Stelle oggi ha ben due opportunità. Può leggere l'intervista del Corriere a Di Maio, che è tutta un florilegio di frasi fatte in italiano neostandard, la lingua di chi vuol sembrare comprensibile a tutti mentre finge di parlare difficile: "Ci confrontiamo sui temi, mettersi di traverso, lavorare per portarla a casa, l'importanza della questione, ho approfondito gli sviluppi, il nostro made in Italy, l'insieme di valori, il perimetro degli sblocchi, il governo va avanti, contiamo di chiudere presto, un'ampia convergenza parlamentare, un grande dibattito anche a livello europeo, un ruolo centrale nel sostegno dei nostri nonni, la sicurezza prima di tutto". Viene quasi il sospetto che sia stato intervistato un bot che shakera l'ultimo mezzo secolo di linguaggio politico italiano nella speranza di farlo apparire nuovo. Oppure si può leggere, sempre sul Corriere, l'intervista a un noto reprobo grillino che racconta i propri trascorsi con una notissima reproba grillina: "Tecnicamente non eravamo fidanzati", dice, "ma le ho voluto moltissimo bene". Questa del fidanzamento tecnico sì che è una novità: vuol forse dire che due Cinque Stelle per fidanzarsi devono prima ottenere l'avallo del Garante? Devono consultare i militanti su Rousseau? Devono presentare gli scontrini delle cene romantiche? O vuol forse dire che uno dei due era convinto di essere fidanzato e l'altro era convinto di essere single? In tal caso, già pregusto la prossima intervista in cui Di Maio vanterà: "Tecnicamente, abbiamo abolito la povertà".

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