Al Bano (foto LaPresse)

Al Bano e le conseguenze della geopolitica da bar

Antonio Gurrado

Per il governo ucraino il cantante è un pericolo per la sicurezza nazionale a causa di alcune frasi dette a cuor leggero a favore di Putin. E noi, intanto, ridiamo per non piangere

Perché ridiamo alla notizia che Al Bano è stato inserito nella lista dei nemici dell’Ucraina? Ci diverte, in superficie, l’accostamento fra lieve e grave, fra intrattenimento e geopolitica, col conseguente straniamento causato dall’attrito fra nomi depositati in zone così diverse della nostra memoria. A un livello più profondo, forse, ridiamo per sminuire la minaccia e derubricare a operetta il complesso intrico orientale che non è così distante da casa nostra; ridiamo per dirci che non dev’essere poi così serio se ci si sente minacciati da uno che canta il bicchiere di vino con un panino. Dentro di noi, nascosto a noi stessi, c’è però il motivo più vero del nostro divertimento: ridiamo per difenderci ovvero per discolparci. Ad Al Bano vengono rinfacciate vecchie frasi di apprezzamento per Putin, espresse in linea di massima e a cuor leggero, e nessuno si sarebbe sognato che un domani se ne sarebbero tratte conseguenze diplomatiche. In Italia siamo talmente abituati alla fusione del grave col lieve, alla geopolitica ridotta a intrattenimento, da ritenerci in diritto di esprimere sul mondo opinioni eclatanti e sommarie un tanto al chilo; e siamo talmente adusi a considerarle alla stregua di marachelle o flatulenze da sorprenderci quando poi qualcuno ci presenta il conto. Allora ridiamo per non piangere.

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