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Maledizione, anche i populisti vanno al Liceo Classico

Antonio Gurrado

Il sogno di un governo anti casta di Salvini e Di Maio infranto davanti alla dura verità: anche loro hanno avuto una formazione, come avrebbe detto Nenni, “da signori”

Sarà superfluo dirlo ma c’è una piccola cosa che accomuna Berlusconi a Prodi, Renzi a Letta, Andreotti a Moro, Ciampi a Tambroni, Rumor a De Mita e così via: hanno tutti frequentato il liceo classico. È una caratteristica comune a praticamente ogni Presidente del Consiglio dell’Italia repubblicana: a occhio, e spero di non andare errato, credo le eccezioni siano Fanfani (scientifico) e Goria (ragioneria). Sarà superfluo evidenziarlo ma è sorprendente notare come anche l’amico del popolo, il prof. avv. Giuseppe Conte, sia accomunato dai propri studi a questa tradizione che vuole gli italiani governati da chi ha frequentato una scuola in fin dei conti d’élite (“da signori”, avrebbe detto Nenni): lo confermano le risicate percentuali di adolescenti che vi si iscrivono, ormai un mesto sei per cento. Sarà superfluo aggiungerlo ma un eventuale governo Di Maio o governo Salvini non sfuggirebbe alla regola: è inutile che si trincerino dietro i problemi col congiuntivo o col casus belli, hanno fatto il classico anche loro. Certo, potranno comunque rivendicare con schietto orgoglio la propria vicinanza al popolo per non essersi mai laureati: caratteristica che li accomunerebbe ai due soli presidenti del Consiglio che per motivi disparati non hanno terminato l’università, Craxi e D’Alema. No, forse è l’esempio sbagliato.