La lunga strada che c'ha portato al #cheesechallenge

In principio furono suoni incomprensibili che ci resero uomini solo quando si trasformarono in forme compiute che richiamavano alla mente degli altri oggetti e concetti. Dopo secoli si arrivò alle sottilette

Antonio Gurrado

Non per fare la lezioncina ma credo sia andata così. In principio furono suoni prearticolati, gutturali e incomprensibili, che ci resero uomini solo quando si trasformarono in forme compiute che richiamavano alla mente degli altri prima oggetti concreti, quindi rudimentali concetti astratti. A qualcuno poi venne in mente di rivolgersi anche agli assenti, quindi lasciò sulle pareti di una grotta essenziali disegnini; stilizzati ulteriormente, divennero non saprei se pittogrammi o ideogrammi, talvolta cunei, forse già lettere. Fatto sta che s’iniziò a scrivere. Si pose dunque il problema della distanza. Si provò urlando (“Si sente?” “No!”), percuotendo ritmicamente oggetti cavi, innalzando segnali di fumo. Fidippide rimise la pelle per essere corso a riferire una frasettina quarantadue chilometri più in là. Si escogitò allora una rete di ricoveri dove far avvicendare i messaggeri, a piedi o a cavallo, gettando così le basi del monopolio postale dei Thurn-und-Taxis. Se ne dedusse che alle missive private si poteva affiancare magari una corrispondenza pubblica e fu l’inizio delle gazzette: nel Settecento incartate in annunci pubblicitari per gentiluomini, dall’Ottocento finalizzate a creare una complessa opinione pubblica di elettori e acquirenti consapevoli. Arrivò Morse, arrivò Bell, arrivò Marconi; si gettarono cavi sul fondale oceanico, partirono bastimenti per smerciare romanzi, decollarono aerei per lanciare volantini o consegnare pacchi. L’alfabetizzazione a tappeto fece il resto, favorita dall’apparizione delle immagini a supporto della voce, e l’ingresso dei televisori nei salotti si sviluppò nella presenza, in tasca a chiunque, di un piccolo schermo connesso a tutto il mondo attraverso cui far passare parole, suoni, foto, video, emozioni. Tutto ciò allo scopo di consentirci, da una settimana a questa parte, di fare la #cheesechallenge: ossia di postare clip in cui tiriamo sottilette in faccia ai bambini.

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