Rassegnatevi: la natura non prova sensazioni umane

Antonio Gurrado

L'esperimento di una società che ha creato un marchingegno capace di simulare dall'interno il punto di vista dell'albero

Per fare l'uomo ci vuole il letto, per fare il letto ci vuole il legno, per fare il legno ci vuole l'albero; pertanto, è un po' stiracchiato, volendo si può dedurre che per fare l'uomo ci vuole l'albero. Ma per fare l'albero ci vuole l'uomo? A Davos in questi giorni la società New Reality ha messo a disposizione un marchingegno capace di simulare dall'interno il punto di vista dell'albero, ossia far provare a una persona (virtualmente e, per fortuna, col fast forward) cosa si provi nella crescita da seme a tronco. Con un gilet speciale, una maschera virtuale e uno zaino interattivo si riesce a "mettere la persona dentro un albero per fargli sentire ciò che prova": calore, odori, vento, fino al momento un po' drastico in cui arriva il fuoco e si muore bruciati. Pare che la gente si commuova e che, quando si tolgono la maschera, quasi tutti siano in lacrime. È indicativo che il pianto segua un'esperienza di spersonalizzazione e disumanizzazione (quando indichiamo qualcuno che ha perso le facoltà umane, gli diamo del vegetale) ed è sorprendente che quest'esperienza venga proposta agli uomini come accrescimento, intensificazione delle loro capacità: si tratta della solita illusione superstiziosa che non solo la natura provi sensazioni umane ma si ponga a un livello di genuinità e intensità superiori a quelle che possiamo provare noi. Anche Dante, che era più evoluto, metteva le persone negli alberi: non a caso però si trattava dei suicidi, coloro che nell'Inferno venivano puniti per avere rinunciato alla vita umana. Anche loro piangevano ma non perché commossi; perché erano disperati.

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