Giuseppe Falcomatà, sindaco di Reggio Calabria (foto LaPresse)

L'Italia è una grande Reggio Calabria

Antonio Gurrado

Il sindaco della città calabrese prova a tenere aperte le scuole e ad applicare la legge, ma viene sommerso dagli insulti. In un dialetto sgrammaticato

Non è stato dato sufficiente risalto alla protesta contro il sindaco di Reggio Calabria che invece è (per usare una parola difficile) paradigmatica dell’attuale rapporto fra cittadini e potere, anzi ne è (per usarne una ancora più difficile) l’epitome. I fatti li conoscete: a causa del maltempo nel sud Italia si era sparsa la voce che i sindaci potessero chiudere le scuole in via eccezionale; quello di Reggio Calabria aveva deciso di non farlo immediatamente quindi sui social è stato sommerso da insulti e minacce degli scolari e dei loro parenti, finché non le ha chiuse davvero. Ecco gli elementi sottovalutati da prendere in considerazione. I cittadini hanno ricevuto voce incontrollata della chiusura delle scuole e ne hanno tratto la conclusione approssimativa che, siccome ne avevano sentito parlare, si trattasse di un loro diritto. I cittadini hanno trattato da villano e traditore un politico che non solo si è limitato ad applicare la legge ma ha tentato di garantire loro un diritto effettivamente vigente, quello all’istruzione. I cittadini si sono ribellati poiché, in una situazione di emergenza, il sindaco ha tentato di salvaguardare l’ordinaria amministrazione anziché piangere subito miseria. Ma soprattutto, e questo è il capolavoro, per protestare contro il diritto di andare a scuola i cittadini hanno rivolto al sindaco messaggi dialettali e sgrammaticati: per criticare il modo in cui venivano guidati da un politico, si sono sentiti in dovere di fare un vanto della propria incompetenza. L’Italia è una grande Reggio Calabria.

Di più su questi argomenti: