Giuseppe Conte (foto LaPresse)

Il governo dei frenetici ipertesi

Antonio Gurrado

Un libro per riprendere fiato dall'esecutivo dello sbattimento, caratterizzato da un'esagitazione che fa venire il fiatone al solo leggere il giornale

“Una delle prime condizioni per un buon governo è avere governanti dallo spirito sano”, scrive Jacques Leclercq nel suo “Elogio della pigrizia” appena pubblicato da Edb. È un libricino snello, costa poco, serve a tirare il fiato e tranquillizzarsi con un po’ di buon senso in questi giorni di attivismo politico convulso. Equamente divisi fra impegni di gabinetto e campagna elettorale permanente, pare che i membri del governo del cambiamento si sentano piuttosto membri del governo dello sbattimento, e li caratterizza una frenesia che fa venire il fiatone al solo leggere il giornale: incontrano le parti sociali, sbucano al comizio di provincia, corrono al summit internazionale, battono i pugni sul tavolo in Europa, visitano l’Africa in un lampo, rafforzano la Guardia costiera, aboliscono i vitalizi, tagliano le pensioni d’oro (cioè promettono di farlo), ieri la Tav, oggi l’Ilva, domani le Olimpiadi (ma anche dopodomani), un salto in tv, qualche selfie sui social, magari una querela en passant e poi soluzioni per la gig economy, rotte alternative per le navi, superofferte per chi non ha internet e linee direttive per un esercizio della democrazia sempre più smart, disintermediato, veloce. “Dove volete che vada il mondo, con tutti questi frenetici ipertesi?”, seguita Leclercq; quando però mi cade l’occhio sulla data in cui ha pronunziato questo discorso alla Libera Accademia del Belgio, all’improvviso questa lettura distensiva non mi tranquillizza più: era il 1936.

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