Altro che sessisti, a Bolzano hanno un problema col senso dell'umorismo

Antonio Gurrado

La nuova campagna promozionale del settore turistico nella provincia altoatesina è stata accusata di discriminazione di genere. Ma il limite, a ben vedere, è un altro: non fa ridere

La provincia di Bolzano ha incaricato di promuovere il turismo in loco un'agenzia che, dopo lungo cogitare, se n'è uscita con questa campagna: una signora bionda in felpa, sdraiata su una roccia con una montagna sullo sfondo (credo il Sella) e nel cielo lo slogan "Ho fatto la prova costume... ... me ne vado in Alto Adige". Inevitabili sono partite le accuse di sessismo ed è stata un'occasione persa, perché un occhio meno pigro avrebbe potuto scorgere offese non solo nei confronti delle donne ma anche della lingua italiana, con quei puntini di sospensione penduli sugli strapiombi della grammatica, e soprattutto dell'umorismo, visto che è stata scelta con perizia una battuta che non fa ridere. Non fa ridere nemmeno i tedeschi, visto che è stata espunta dalla versione germanofona. Sorpreso dalla reazione indignata del web, dei dietologi, del Pd sudtirolese e perfino del suo predecessore, il responsabile marketing della campagna ha controbattuto che si trattava in realtà di un'idea spiritosa e, a riprova di ciò, ha fatto riferimento ad alcune risposte divertenti che ha ricevuto sui social. A titolo di esempio ha citato: "Perché non avete messo la foto di un uomo alle prese con la sua, di prova costume?". Ah ah ah. Ecco il problema del politicamente corretto. Da un lato impedisce di utilizzare slogan terra terra come questo, perché sarebbe sessismo; ma dall'altro impedisce di spiegarli col fatto che lassù devono avere un senso dell'umorismo piuttosto montanaro, perché sarebbe discriminazione territoriale.

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