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E' arrivata la nuova moda delle risate contro voglia a pagamento

Antonio Gurrado

Con una tecnica yoga, quindici minuti di risata al giorno permettono agli ammalati di progredire e ai sani di non ammalarsi. Sono i chiari sintomi del rincitrullimento collettivo 

L'uomo è l'unico animale che mangia quando non ha fame, beve quando non ha sete e fa l'amore quando non ha voglia: i più esperti avranno riconosciuto in queste parole la teoria di un santone dalle mani lunghe che accoglieva Gloria Guida e Lilli Carati nella sua comune in un classico dei film scollacciati, "Avere vent'anni". Poiché la realtà supera sempre la fantasia, questo fine settimana si è tenuto a Gabicce il primo festival dello yoga della risata. Trattasi di una pratica che sfrutta le tecniche respiratorie dello yoga (mah) per allestire sedute terapeutiche in cui i partecipanti ridono forzatamente (mah mah) forti della convinzione che quindici o venti minuti di risata al giorno consentano agli ammalati di progredire e ai sani di non ammalarsi (mah mah mah). Il riso abbonda sulla bocca degli stolti, quindi non è complicato arguire che quest'evento dall'ampia copertura mediatica sia un ulteriore sintomo del diffuso rincitrullimento: è singolare essere al contempo così spirituali da ritenere che il benessere passi attraverso una pratica di meditazione auto-inflitta e così materialisti da credere che una risata artificiale, indotta da ordini di un santone indiano, abbia sull'animo gli stessi effetti liberatori della risata spontanea di cui imita il meccanismo. Del resto le risate vere, sincere e di cuore, hanno il grave difetto di durare molto meno di un quarto d'ora, risultando pertanto inutili ai fini dello yoga ridens. Se ne deduce che l'uomo è anche l'unico animale che paga per ridere quando c'è da piangere.

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