Una statua a grandezza naturale di Pete Doherty crocifisso, appesa nel 2015 nella chiesa di St Marylebone a Londra come parte di una mostra temporanea

Per gli atei bavaresi il crocifisso serve a dare un "imprinting"

Antonio Gurrado

La legge che impone il simbolo religioso nei luoghi pubblici non intacca la laicità del paese, tranquillizza il presidente del Land tedesco

Possono continuare a dormire sonni tranquilli i laici (cioè gli atei) bavaresi: la legge regionale che impone da giugno l'affissione del crocifisso in tutti gli uffici pubblici del Land non ha niente a che vedere con la fede. Si rilassi il capo del partito liberale, Christian Lindner, che ha paragonato la scelta allo statalismo islamico di un Erdogan e ha rivendicato l'aconfessionalità della costituzione. Il presidente della Baviera, il cristiano-sociale Markus Soeder, ha infatti spiegato che la croce non va intesa come "segno di una religione" bensì come "impegno per un'identità, per un imprinting". Ridurre una religione a fenomeno culturale è il difetto che accomuna sia i politici che vogliono negarla in favore della tolleranza (cioè gli indifferenti), sia i politici che vogliono esaltarla per ragioni elettorali cercando di camuffarla da identità nazionale (cioè i paraculo). Quando Gesù fu condannato, Ponzio Pilato fece affiggere in cima alla croce la dicitura "re degli ebrei" nonostante le proteste degli ebrei stessi, rispondendo che aveva scritto ciò che aveva scritto e che la politica non poteva abbassarsi a disamine teologiche. La fede con cui Soeder impone il crocifisso negli uffici pubblici non è quindi il cristianesimo bensì il pilatismo; solo che in cima alla croce, anziché "Inri", ha fatto scrivere "imprinting".

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