Maurizio Cattelan (foto LaPresse)

Il tentativo di Cattelan di trasformare un'opera d'arte in buona azione

Antonio Gurrado

L'artista si è fatto scrivere in fronte il logo di uno sponsor e verserà in beneficenza i proventi, trasformandoli in venti borse di studio per giovani artisti

Mi sa che è invecchiato Maurizio Cattelan. L'ultima provocazione dell'artista veneto, apprendo dai giornali, sarà presentarsi oggi a ricevere il titolo onorifico di professore all'Accademia di Belle Arti di Carrara dopo essersi fatto scrivere in fronte il logo di uno sponsor. A parte che lo sponsor sulla fronte ce l'aveva perfino Francesco Salvi quando interpretava il ciclista in vecchi sketch di Striscia la Notizia, pare che la provocazione stia nel fatto che Cattelan verserà in beneficenza i proventi dello sponsor, trasformandoli in venti borse di studio per giovani artisti. Ora, Cattelan è un artista a provocazione automatica, nel senso che qualsiasi suo gesto viene interpretato come provocatorio; sia che intitoli "Toilet paper" una rivista o faccia schiantare da un asteroide l'effigie del Papa, sia che impicchi bambini finti o apra un profilo Instagram. Queste provocazioni erano volte a rivendicare l'indipendenza dell'arte da ogni fine edificante o moralistico e, per questo, facevano strillare i farisei. Ma la beneficenza? Sottomettere a un fine morale un'installazione artistica - per quanto terra terra quale è presentarsi in Accademia con lo sponsor sulla fronte - è una provocazione consolatoria, che non metterebbe in crisi neanche una beghina. Trasformare un'opera d'arte in buona azione sarà un gesto eticamente valido ma, quanto all'estetica, è spregevole tanto quanto dipingere i braghettoni a un angelo nudo.

Di più su questi argomenti: