Perché l'innocenza dei nostri figli è una menzogna degli adulti

Antonio Gurrado

Cerchiamo di preservare i nostri ragazzi dalle scene di sesso descritte in un romanzo, e poi loro ci deludono riversandoci addosso un’animalità che rifiutiamo di chiamare tale

Avevano appena frequentato un corso sui rischi di sexting e cyberbullismo i quattordicenni milanesi incriminati per avere diffuso online le foto esplicite di una coetanea non consenziente. E sono pronto a scommettere qualche soldo sul fatto che lo studente di Velletri che minacciava di sciogliere la prof nell’acido fosse stato previamente sottoposto a iniziative didattiche contro tutte le mafie. Questo per rendere l’idea di quanto incisivi siano i predicozzi scolastici sulle scelte etiche degli alunni; quand’ecco arriva la notizia che, dei dodici finalisti del Premio Strega, uno è stato escluso dalla sezione Giovani a causa delle scene erotiche. “Il gioco” di Carlo D’Amicis (Mondadori) è stato infatti ritenuto rivolto esclusivamente a un pubblico di adulti ergo non potrà essere sottoposto al vaglio della giuria di studenti di quarantasette scuole superiori. Ora, questa decisione anacronistica e codina non va tanto a detrimento dei giurati dello Strega, i quali si sono limitati a cautelarsi dal prevedibile scandalo, bensì rivela l’idea che abbiamo dei nostri adolescenti. Ce li figuriamo circonfusi d’innocenza, cerchiamo di preservarli sotto vuoto dalla minacciosa esistenza delle scene di sesso in un romanzo, e poi loro ci deludono riversandoci addosso un’animalità che esorcizziamo prima negandola e poi trasformandola in inchiesta sul degrado dell’istruzione pubblica. Che poi, fra studenti che insultano gli insegnanti, li minacciano, li vilipendono, li prendono a secchiate o li costringono a inginocchiarsi, qualche pagina zozza in un romanzo ben scritto mi sembra il minore dei mali. Magari li fa calmare un po’. 

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