Il ministro dell'Istruzione, Valeria Fedeli (foto LaPresse)

Lo strano senso del ministro Fedeli per il Medioevo

Antonio Gurrado

La titolare dell'Istruzione sembra considerare equivalente a un insulto qualsiasi riferimento al periodo storico intercorrente fra il 476 e il 1492

Povero Medioevo. Valeria Fedeli sembra considerare equivalente a un insulto qualsiasi riferimento al periodo storico intercorrente fra il 476 e il 1492. Ai lavoratori delle acciaierie Tmm di Pontedera dice che non pagare le spettanze è da Medioevo. Al bar Vanilla di Pisa dice che se il centrodestra abolirà le unioni civili l’Italia tornerà al Medioevo. Su Twitter ribadisce l’appoggio alla piattaforma #VotoArcobaleno di Arcigay perché chi non sta dalla parte del Pd, che ha varato le unioni civili, sta dalla parte del Medioevo. Liberissima, per carità, non fosse che poi ai prof di storia tocca il faticoso compito di spiegare agli alunni perché devono passare un paio di quadrimestri a studiare il Medioevo, che tanto irrita il ministro dell’istruzione. Si rischia di passare per oscurantisti se si fa valere il magistero di Chiara Frugoni, per la quale al Medioevo dobbiamo essere grati in quanto ci ha concesso l’orologio, gli occhiali, i cassetti e altre varie invenzioni fondamentali che hanno migliorato la nostra vita quotidiana. È dunque necessario far luce sull’interpretazione storiografica che Valeria Fedeli dà del Medioevo. Ci sono due alternative. O intende che il Medioevo si caratterizza come tale in quanto nessun vassallo o valvassore o valvassino ha mai emanato una legge sulle unioni civili; se ne deduce che, per contro, dieci secoli trascorsi con le unioni civili ma senza cassetti né occhiali né orologi sarebbero stati secoli meno bui ma senz’altro più scomodi. Oppure intende che il Medioevo si estende fino al momento in cui uno Stato, per una ragione o per l’altra, manca di riconoscere i diritti delle coppie omosessuali. Se ne deduce che, pertanto, il Medioevo è quel periodo storico caratterizzato dal secondo governo Prodi.

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