Falce e macello. La svolta animalista del Labour vieta foie gras e aragosta

Enrico Cicchetti

Il piano ad ampio raggio di Corbyn per aumentare il benessere animale nel Regno Unito sembra un tentativo di riconquistare terreno politico sui conservatori dopo una serie di politiche animal-friendly annunciate dal governo

La rivoluzione non è un pranzo di gala, avvertiva Mao, che di sicuro non avrebbe gradito gli “champagne socialist”, come hanno ribattezzato a Londra i radical chic nostrani. Quei progressisti che hanno smesso da tempo di “mangiare i bambini” e si sono dati al gourmet. Che sposano idee di sinistra mentre ingrassano negli agi del libero mercato. E allora il rossissimo Corbyn va all’attacco del capitalismo, partendo anche dalle leccornie borghesi. Basta foie gras e aragoste. Sarà “l'inizio della fine del crudele allevamento industriale", scrivono i laburisti inglesi nel loro piano in cinquanta punti pubblicato ieri.

 

La campagna del Labour non è guidata tanto dal fantasma del compagno poeta Mayakovsky - suo il verso “Mangia ananas e mastica fagiani! Non ti resta, borghese, un domani" – quanto dalla compassione per gli animali. O piuttosto dalla strategia elettorale. Il piano ad ampio raggio per aumentare il benessere animale nel Regno Unito è visto come un tentativo di riconquistare terreno politico sui conservatori dopo una serie di politiche animal-friendly annunciate dal governo negli ultimi mesi. Alla fine dello scorso anno, Michael Gove, il segretario dell'Ambiente dell’esecutivo May, si è impegnato a indurire le pene per gli autori di abusi sulle bestie e sancire il principio secondo cui gli animali possono "provare dolore e sofferenza". Gove ha anche avanzato proposte per rendere obbligatoria le telecamere a circuito chiuso nei macelli.

  

La risposta corbyniana, sulla scia di quanto deciso dalla Svizzera che dal primo marzo proibirà la pratica, aggiunge il divieto di bollire viva l’aragosta e, soprattutto, il bando del foie gras. In Gran Bretagna è già vietata la produzione del paté di fegato d’oca e di anatra, ma se ne importano più di 190 tonnellate all’anno solo dalla Francia. Con la Brexit e dietro la spinta dei movimenti animalisti, ora l’alimento potrebbe fermarsi alla frontiera. "Con nuovi accordi commerciali all'orizzonte e con il Regno Unito non più soggetto alle norme a livello europeo sul benessere animale, vogliamo garantire che ci sia un'agenda legislativa completa in modo che il Regno Unito diventi un leader mondiale per i diritti degli animali", ha spiegato la portavoce laburista per l’Ambiente, Sue Hayman.

  

Tra i 50 punti animalisti del Labour ci sono anche la promessa di porre fine all'eliminazione dei tassi, di rafforzare le leggi sulla caccia alla volpe, di costringere gli automobilisti a denunciare gli incidenti che coinvolgono animali, di impedire a terzi di vendere cuccioli e rendere obbligatorio per tutti i prodotti a base di carne un'etichetta con informazioni sul modo in cui l'animale è stato allevato e ucciso. Inoltre il partito vuole vietare l'esportazione di animali da macello e rendere i costi per i veterinari più accessibili per le persone a basso reddito. Tra le proposte più controverse c’è anche quella che chiede di obbligare i proprietari a consentire agli inquilini di tenere animali domestici in casa, a meno che non si possa dimostrare che stanno causando problemi. Un altro impegno potenzialmente controverso riguarda una revisione dei test sugli animali al fine di "migliorare le pratiche" e "aumentarne la trasparenza”.

  

L'annuncio laburista, insomma, prepara il tavolo delle prossime elezioni, nelle quali sembra evidente che la carta dei diritti animali diventerà una chiave di interesse per i due principali partiti.

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