Cosa c'è (e cosa manca) tra le linee guida del ministero sulla didattica della Shoah

Antonio Gurrado

E' stato pubblicato un documento per le scuole in vista dell’ottantesimo anniversario delle leggi antiebraiche fasciste

Dopo la Giornata della Memoria, il ministero dell’Istruzione ha diramato delle “Linee guida nazionali per una didattica della Shoah a scuola”. Scritto da esperti dell’International Holocaust Remembrance Alliance in vista dell’ottantesimo anniversario delle leggi antiebraiche fasciste, il documento è oltremodo istruttivo. In sole trentaquattro pagine, infatti, questo prontuario spiega cosa insegnare della Shoah, come e perché. Illustra come renderlo argomento interdisciplinare e a quali fonti affidabili rifarsi; insiste sulle leggi che ingiungono di affrontare la Shoah all’interno del percorso scolastico, lasciando intendere che alcuni professori la ritengano argomento facoltativo; riporta un bigino sui fatti principali, da cui si evince che magari non tutti i docenti hanno ben chiaro in mente di cosa si tratti. Spiega inoltre come spalmare l’argomento su due quadrimestri, come presentarlo ai bambini e come difendere gli adolescenti da fake news e hate speech sulle pagine web che ne parlano. Soprattutto, il testo ha un dichiarato intento etico sull'attualità. Memore dell’ammonimento di Primo Levi – “Se è accaduto, può di nuovo accadere” – il prontuario intende collocarsi entro il progetto Onu per lo sviluppo di una “cittadinanza globale”: infatti, “in una realtà mondiale sconvolta ancora da tanti mali e troppi conflitti, da atrocità di massa, atti di terrorismo, pericolose e dolorose migrazioni”, lo studio della Shoah serve a “sviluppare gli anticorpi necessari a combattere le nuove manifestazioni di discriminazione, sopraffazione, razzismo e risorgente antisemitismo”. Ecco, a questo punto ci sarebbe stata proprio bene una digressione, una frase, una parola almeno su Israele; se non che purtroppo, in sole trentaquattro pagine, mancava lo spazio. 

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