Il principe Filippo e la regina Elisabetta (foto LaPresse)

Per i giornali italiani è stata un'altra ordinaria giornata di pregiudizi di genere

Antonio Gurrado

Come suonano i titoli dei giornali a sessi invertiti

Dunque. In prima pagina, l'elogio di una principessa che ha trascorso la vita nell'ombra del sovrano suo consorte. Nella sezione esteri, l'impegno di un uomo politico che non vuol essere reputato diverso dalle donne solo perché non partorisce. Nella rubrica più diffusa, il dinamismo di un ragazzo che va a lavorare in America per mantenere la madre vedova. Nella pagina degli spettacoli, intervista a un regista che ama lavorare con gli uomini, accanendosi contro le donne perché non si staccano da mamma e papà. Infine, nell'articolo sul teatro, titolo su Barbablù come eroe della mascolinità che combatte per la libertà. Tutto questo sul quotidiano più venduto d'Italia.

 

S'è scandalizzato qualcuno? No, non s'è scandalizzato nessuno perché ho scientemente invertito i generi. Il principe Filippo viene elogiato per una vita trascorsa all'ombra della Regina. A sostenere che è sessista parlare del fatto che le donne partoriscano è la leader dell'opposizione in Nuova Zelanda. A lavorare in America è una ragazza di Napoli, evidentemente l'unico abitante della Campania mai emigrato oltreoceano per aiutare la famiglia. Il regista che ama fare film con le donne accusa i maschi di non saper andarsene da casa. Quanto al teatro, Medea viene elevata a eroina della femminilità in lotta per la libertà forse perché affetta i figli. Tutto questo stillicidio di pregiudizi in un giorno qualsiasi, uguale a mille altri. Poi qualcuno si stupisce della notizia che la produzione di spermatozoi s'è inspiegabilmente dimezzata.

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