Se trattate gli animali come uomini non stupitevi se loro vi tratteranno come bestie

Antonio Gurrado

La vicenda di Mario, l'orso che è entrato in una cantina tra Avezzano e Sora, svuotando il frigorifero dei proprietari

Buonasera, mi chiamo Mario e non credevo di scatenare cotanto putiferio cercando qualcosa da mangiare: servizi sui tg, pagine di quotidiani, addirittura riunioni urgenti col ministro dell'Ambiente... E solo perché sono un orso. Molte cose si sono dette e scritte; questa è la mia versione dei fatti. L'altra notte non riuscivo a dormire per la fame, allora ho scavalcato un muretto, sono passato attraverso la finestra di una cantina e sono entrato nella tana di una famiglia di bipedi implumi a Villavallelonga, fra Avezzano e Sora. Purtroppo è scattato l'allarme e i proprietari si sono svegliati, scoprendo che il presunto ladro aveva quattro zampe ed era enorme e peloso.

 

È arrivato il personale del limitrofo Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, e ha fatto scappare me da una parte e i quattro uomini (due adulti e due cuccioli) dall'altra. Meglio così: l'incursione in una tana rivale è un gesto che denota un certo coraggio e sono lieto che non mi sia costato caro. Del resto frequento da mesi i pollai della Marsica, dove mi servo liberamente, ragion per cui non vedo perché mai non dovrei servirmi anche dai frigoriferi, come fa qualsiasi orso che s'imbatta in qualcosa che può sfamarlo. Ho iniziato quando ho scoperto che tutti mi chiamavano Mario, e che avendomi dato un nome simile ai loro evidentemente mi ritenevano non così diverso. Se gli uomini trattano gli animali alla pari, non possono stupirsi se poi noi li trattiamo da bestie.

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