Foto Steve Snodgrass via Flickr

Il festival antirazzista che fa razzismo contro gli uomini bianchi

Antonio Gurrado

A Parigi la manifestazione afrofemminista Nyansapo avrà dei “laboratori” con ingresso vietato a chi non è una donna o non è nero 

Il festival afrofemminista Nyansapo, in programma per luglio a Parigi, prevede “spazi non misti” in cui sarà vietato l'ingresso a individui non rispondenti a determinate caratteristiche di genere e di razza; luoghi insomma in cui non si entra se non si è donne o se non si è neri. Poco male, non prevedevo di andarci. La storia della civiltà è sempre stata storia di agglomerazioni in base all'affinità: perché mai un uomo bianco dovrebbe pretendere di ficcare il naso in un festival afrofemminista? Non ci sono stati per secoli club per gentiluomini in cui avrebbe stonato la presenza delle gentildonne? Non esistono luoghi in abbondanza dove ci si aggrega per età, per classe sociale, per luogo di provenienza? In realtà il problema è che a precludere l'ingresso all'uomo bianco sono attivisti fieri di lavorare in vista della completa parità e dell'inclusione delle minoranze. Costoro contraddicono così i propri stessi ideali o, più probabilmente, si mostrano per quel che sono: razzisti travestiti da antirazzisti e sessisti travestiti da antisessisti. Se n'è quasi accorta perfino la sindaca di Parigi, Anne Hidalgo, che prima ha protestato per l'indebito utilizzo di luoghi pubblici ma poi ha accondisceso, scoprendo che il programma prevedeva l'ingresso libero in una sala municipale e poi, ha spiegato mansueta, “des ateliers non-mixtes” ovvero dei laboratori non misti che si terranno “in un quadro strettamente privato”. Uno sarà aperto solo alle donne nere, un altro sarà aperto solo alle persone nere e un terzo sarà aperto solo alle donne discriminate. Sarò pessimista, sarò réac, ma rifugiarsi ipocritamente nel definire “laboratori” i luoghi del segregazionismo progressista mi sembra il nuovo fardello dell'uomo bianco.

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