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In cosa consiste il miracolo di Rigopiano

Antonio Gurrado

Verrebbe in mente un sonetto del Belli a ridimensionare la gioia delle poche vite salvate finora. Ma c'è qualcosa di soprannaturale generato dalla tragedia dell'hotel travolto dalla valanga

Miracolo a Rigopiano? Considerato che mentre scrivo siamo a quota undici sopravvissuti, sei morti e ventitre dispersi, sospetto che bisognerebbe andar piano con le parole. Sulle prime, la situazione mi ha ricordato il sonetto del Belli in cui tre amici, Taddeo, Pio e Leone, vanno a spasso fino a che una tegola piove dal nulla sul cranio del primo: Pio e Leone allora strillano indenni che bisogna fare un ex voto, poiché è stato proprio un gran miracolo, mentre “Taddeo, che ffasceva un sguazzo / de sangue, repricò ppe pparte sua: / Sì, è stato un ber miracolo der cazzo”.

 

  

Ma quando ho considerato la gioia naturale, sgorgata da non so dove, vedendo in tv estrarre i primi vivi; quando ho sentito attorno a me il sollievo generale provato per degli sconosciuti che magari, avendoli per vicini di casa, avremmo trovato insopportabili; quando mi sono accorto che, come me, tutti gli italiani avevano avuto l'istinto di correre seduta stante a portare biscotti alla bambina che li domandava, e che in qualsiasi altra circostanza avremmo magari voluto zittire nei modi più violenti; allora, eccolo lì il miracolo.

 

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