Gessica Notaro (foto LaPresse)

Troppi grecismi sulla ragazza sfregiata con l'acido a Rimini

Antonio Gurrado

Cosa non torna dell'intervento di Eva Cantarella sul Corriere della Sera

Dai libri di Eva Cantarella ho imparato molto, perfino in cosa consistesse la pratica della raphanidosis. Nell'antica Atene la radice di rafano veniva utilizzata per punire gli adulteri (intuirete come) ma solo se maschi; le fedifraghe venivano tralasciate dalla legge poiché considerate sempre vittima di seduzione. A dire il vero imparo qualcosina anche dai suoi articoli.

 

Oggi ad esempio spiega sul Corriere che un anonimo epigono di Anacreonte aveva elencato in un'ode le caratteristiche di quadrupedi e bipedi: a ciascuno ne era infatti stata assegnata una, ai tori le corna, ai leoni i denti, ai pesci le pinne, agli uomini il senno e alle donne la bellezza. A me che non sono un grecista sembra solo una galanteria malriuscita, mentre la Cantarella scorge in questi versi la rivelazione di una “antica concezione proprietaria del rapporto amoroso […] rimasta purtroppo nella mentalità di alcune sacche della popolazione maschile”. Parte infatti dalla poesia per commentare la storia della miss romagnola sfregiata con l'acido: la bellezza è tutto quello che una donna possiede, pertanto “con la sua bellezza lo sfregiatore cancella anche la donna che lo ha lasciato”. È un'ipotesi suggestiva e affascinante, questa sulle sacche anacreontiche della popolazione maschile. Bisogna solo andare a spiegarla all'ex fidanzato di quella ragazza milanese condannata a dodici anni per averlo fatto aggredire con l'acido, qualche tempo fa.