(foto di Flickr)

Il prete di Cremona che non vuole il presepe studi almeno la retorica

Antonio Gurrado

Più che la decisione presa per rispetto delle altre religioni, scandalizzano le argomentazioni addotte. Ma il cappellano la Bibbia l'ha mai letta?

Urge corso di retorica per preti. Tutti si sono scandalizzati per la decisione del cappellano del cimitero di Cremona, che quest'anno non ha voluto allestire il tradizionale presepio all'ingresso del camposanto. Io mi sono scandalizzato piuttosto per le sue argomentazioni virgolettate da agenzie nazionali e quotidiani locali: “Devo e voglio rispettare la sensibilità di chi non la pensa come noi, ovviamente dal punto di vista religioso. Non voglio entrare in dinamiche politiche”. Dinamiche politiche? Punto di vista religioso? Sensibilità di chi non la pensa come noi? Mi domando a cosa serva un prete che parla come la delegazione di un microgruppo parlamentare alle consultazioni; mi domando chi si farà convertire da un prete che parla come un dialogo riempitivo in una fiction su Rai1.

 

 

Questi virgolettati mi persuadono che al cappellano manchi la conoscenza di interi brani del fondamentale testo di retorica per religiosi: non vuole urtare la sensibilità di musulmani e atei perché non ha letto la parte in cui è scritto “Noi predichiamo Cristo, scandalo per i giudei e stoltezza per i pagani” (1 Corinzi 1, 23); vuole garantire concordia fra le fedi perché non ha letto la parte in cui Gesù minaccia “Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra” (Matteo 10, 34). Se fossi vescovo di Cremona, esorterei il cappellano a passare le feste a rileggere la Bibbia fino al momento in cui trova un precedente per le sue parole: scoprirebbe che “dinamiche” non appare mai, “punto di vista” nemmeno, e neanche “sensibilità”.