Le sagome di Pao, a Milano, distrutte

La mutilazione delle sagome di Pao a Milano da parte dei "perdenti della globalizzazione"

Antonio Gurrado

Avrei voluto scrivere qualcosa in difesa dell'opera dello street artist, ma…

A Milano, in piazza dei Mercanti, restano solo le estremità inferiori di otto sagome in poliuretano espanso installate da Pao tre giorni fa. L'artista aveva prodotto otto figure a grandezza naturale che stilizzavano personaggi storici; dietro di esse era collocato un codice QR da inquadrare col cellulare per vedere un cartone animato sulla storia di otto palazzi d'interesse secolare. Poi sono arrivati i vandali e hanno sfasciato tutto. Io avrei voluto scrivere qualcosa in difesa delle sagome innocenti, a costo di passare sopra alcuni dubbi subdoli: basta un codice QR per appassionare alla storia un popolo refrattario all'apprendimento? E perché Pao si definisce street artist se poi ha smanie da guida turistica?

 

Di mestiere però faccio cose con le parole, quindi non posso trattenermi dallo studiare le connessioni fra le une e le altre; e, a ben vedere, Pao parla così: “In giro c'è molta rabbia fra i perdenti della globalizzazione che vedono scappare il futuro da sotto i piedi. Sarebbe una forzatura chiamare quel lavoro un intervento di street art: era un progetto di narrazione storica legato alla città. A Milano gli interventi sono ancora a spot, senza la visione generale di un progetto”. Io avrei voluto scrivere qualcosa in difesa delle sagome innocenti ma, a voler essere onesto, potrei solo commentare che i vandali hanno fatto alle cose ciò che Pao fa alle parole. Del resto, se uno si chiama Paolo Bordino ma si fa chiamare Pao, vuol dire che gli piacciono le mutilazioni: è contrappasso.

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