Foto di Andy Miccone via Flickr

Le pappe personalizzate per animali domestici e il nostro egoismo

Antonio Gurrado
Una ditta di cibi per animali domestici ha lanciato la campagna “Noi non siamo uguali”. Speravo che mirasse a convincere gli uomini che il quadrupede che hanno in casa merita ogni affetto ma non è una persona, quindi magari non va portato a spasso in passeggino né educato a chiamare i padroni mamma e papà.

Una ditta di cibi per animali domestici ha lanciato la campagna “Noi non siamo uguali”. Speravo che mirasse a convincere gli uomini che il quadrupede che hanno in casa merita ogni affetto ma non è una persona, quindi magari non va portato a spasso in passeggino né educato a chiamare i padroni mamma e papà; anche perché, per quanto a molti sfugga, gli animali non parlano. Poi però, avvicinandomi al manifesto, ho notato l'immagine di un cagnolino con un cagnone, di un gattino con un gattone; così ho capito che il senso della campagna è che gli animali della stessa specie non sono uguali fra di loro e necessitano di cibo differenziato – ciascuno il proprio.

 

La legittima esigenza commerciale di moltiplicare le vendite pubblicizzando mangime personalizzato per il tuo animale, diverso da qualsiasi altro, fa leva sull'antropomorfismo: ossia sull'idea che, esattamente come l'uomo, ciascun animale abbia una propria identità individuale. È un'illusione che crea facili clienti, poiché il nocciolo dell'affetto che ci lega agli animali è proprio la convinzione che essi assumano per osmosi l'identità dei padroni: lo stesso principio regola la scena della “Carica del 101” in cui i cani sono i sosia di chi li porta al guinzaglio, e viceversa. Comprare cibo personalizzato per i nostri animali è un atto di egoismo, la proiezione del desiderio di acquistare un prodotto che riesca ad attestare la nostra unicità. Vendere cibo personalizzato per animali è invece, dato il fatto che i quadrupedi non hanno soldi, un modo elegante di guadagnare sulla nostra aspirazione a diventare uguali a loro.

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