Il sogno di una politica libera dalle catene dei sentimenti

Antonio Gurrado
Aspetto che sorga un politico libero dai sentimenti, mentre destra e sinistra sono indifferentemente unificate dalla dittatura di ciò che l'individuo sente e prova.

Aspetto che sorga un politico libero dai sentimenti, mentre destra e sinistra sono indifferentemente unificate dalla dittatura di ciò che l'individuo sente e prova. Matteo Salvini visita un carcere, incrocia il tizio che ha incendiato l'ex fidanzata e deduce la necessità di punizioni esemplari, non da un oggettivo criterio di giustizia bensì dal fatto che “per uno così non provo nessuna pena. Schifo, semmai”. La sindaca Anne Hidalgo progetta di aprire entro giugno un campo profughi a Parigi, non dopo avere calcolato un bilancio di costi e benefici bensì spinta dal fatto che “voglio potermi guardare allo specchio senza sentirmi colpevole”.

 

Vaghi ricordi del ginnasio m'insegnano che l'antica democrazia era sorta come argine all'arbitrio dei sentimenti del tiranno (paura, odio, vendetta, brama, schifo, vanità...) mentre la democrazia contemporanea parcellizza la tirannide in libera espettorazione dei moti d'animo di tanti aspiranti governatori arbitrari. Né c'è speranza fuori da destra e sinistra, visto che Luigi Di Maio, dichiarando a Vanity Fair il proprio orgoglio per una fidanzata sexy e laureata in glottologia, ha anche assicurato che pur non andando spesso in chiesa “la presenza di Dio la sento molto” (forse tramite un algoritmo). Così ha aperto la strada alla futura tendenza della politica: la teocrazia sentimentale, in cui chi vorrà governarci si consacrerà sommo sacerdote di sé stesso.

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