Matteo Renzi a Firenze incontra i cittadini al Teatro Niccolini (foto LaPresse)

Chi sostiene l'eternità della Costituzione mi ha convinto ad andare a votare Sì al referendum

Antonio Gurrado
Non voto da più elezioni ma in occasione del referendum costituzionale di ottobre disseppellirò la tessera elettorale, anche se mi costerà un viaggio di mille chilometri al paese avito. Mi ha definitivamente persuaso l’argomentazione di Salvatore Settis su Repubblica.

Non voto da più elezioni ma in occasione del referendum costituzionale di ottobre disseppellirò la tessera elettorale, anche se mi costerà un viaggio di mille chilometri al paese avito. Mi ha definitivamente persuaso l’argomentazione di Salvatore Settis su Repubblica: bisogna sempre fidarsi degli intellettuali, pertanto mi sono lasciato trascinare ciecamente. Spiega Settis che le Costituzioni sono scritte per durare per sempre e fa l’esempio della Costituzione americana che, in più di due secoli, ha subito pochissimi emendamenti; da qui deduce che bisogna votare no al referendum perché approvare le riforme significherebbe minare il principio stesso della Costituzione, dello Stato, della democrazia.

 

Ciò nonostante, il suo ragionamento mi è parso così convincente che ne ho tratto tre argomentazioni in favore del sì. Se le Costituzioni sono scritte per essere eterne, il fatto che quella americana resti granitica mentre tutti vogliono riformare quella italiana vuol dire che evidentemente la loro è scritta bene e la nostra è scritta male, quindi urge cambiarla. Inoltre, se una Costituzione mira a sopravvivere a chi la scrive, mi sembra un gesto gentile nei confronti dei miei posteri far ereditare loro una carta aggiornata anziché polverosa come quella che ho trovato alla nascita, senza che nessuno mi consultasse per sottoscriverla. Infine, se bisogna rispettare l’eternità della Costituzione, come mai in Italia non vige lo Statuto Albertino?

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