Come ci chiamiamo veramente? Breve ripasso per passaporti smemorati

Antonio Gurrado

La Repubblica Ceca che ha deciso di presentare formale richiesta all’Onu per farsi d’ora innanzi chiamare Cechia (Cesko in lingua originale, Czechia in inglese, Tchéquie in francese, in tedesco non lo so) e quelle smanie nazionali per un nome diverso dal proprio.

Buonasera, sono un passaporto italiano e me la rido avendo appreso che la Repubblica Ceca ha deciso di presentare formale richiesta all’Onu per farsi d’ora innanzi chiamare Cechia (Cesko in lingua originale, Czechia in inglese, Tchéquie in francese, in tedesco non lo so).

 

Queste smanie per un nome diverso dal proprio, secondo me, abbassano la Repubblica Ceca non solo al grado di chi chiama Simo una Simonetta – come ha scritto Stefano Bartezzaghi su Repubblica, che leggo avidamente per tenermi aggiornato – ma anche al rango di un Congo Belga che si fa chiamare Zaire, di una Rhodesia che si chiama Zambia sopra e Zimbabwe sotto; insomma al livello di un Alto Volta, che per darsi un tono si spaccia per Burkina Faso, mentre il Siam non si sa se si chiami Thailandia o viceversa.

 

In coda davanti a me, per il check-in all’aeroporto, c’è un passaporto del Regno Unito di Gran Bretagna e Nord Irlanda che, sentendomi commentare salacemente questa scelta pittoresca un po’ da terzo mondo, si volta e mi domanda: “Mi scusi, ma la nazione cui lei appartiene è l’Italia?”. Certamente e con orgoglio, abbiamo pure vinto quattro Mondiali. “Allora come mai sulla copertina, in cima allo stellone inghirlandato, lei reca scritto Repubblica Italiana?”. Ah.

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