Il letame dei Panama Papers e il più grande ventilatore della storia

Antonio Gurrado
Cosa c’insegna sui Panama Papers il trailer con cui il sito della Süddeutsche Zeitung ha romanzato l’inchiesta sui segreti del denaro sporco? Anzitutto che gli informatori contattano via chat il quotidiano proponendo materiale scottante come se indossassero un impermeabile ai giardinetti

Cosa c’insegna sui Panama Papers il trailer con cui il sito della Süddeutsche Zeitung ha romanzato l’inchiesta sui segreti del denaro sporco? Anzitutto che gli informatori contattano via chat il quotidiano proponendo materiale scottante come se indossassero un impermeabile ai giardinetti; poi che, per risultare credibile alle masse, il giornalismo investigativo deve proclamarsi mero tramite di fonti che erogano dati trafugati.

 

“La scelta delle storie sta a voi”, dice nel trailer l’informatore spedendo tutti i file e dando un colpo di spugna al lavorio di ricerca alla base di simili inchieste. Risalta soprattutto l’insistenza sulla mole di dati trafugati. Nel trailer si vedono i due terabyte e mezzo trasformarsi da flusso indistinto di cifre a casaccio in infiniti puntini il cui collegamento compone le minacciose sagome di Putin e Assad. Il materializzarsi di queste icone del male giustifica l’inclusione delle personalità più disparate (che c’entra Putin con Poroshenko? Montezemolo con Jarno Trulli? I monarchi sauditi con Jackie Chan?) acciocché nella mente del lettore si contrappongano “la gente” e “loro”: un’inesistente consorteria di vip il cui merito sarebbe una truffa e la cui ricchezza sarebbe una colpa nebulosa come i numeri che si accavallano nel trailer, senza chiarire quale sia il reato né di chi. L’immane dimensione dei file trafugati sottintende questo ragionamento: ragazzi, abbiamo infilato del letame in un ventilatore ma potete fidarvi, perché è il più grande ventilatore della storia.

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