I rettori di Harvard non si chiameranno più Master, è troppo razzista

Antonio Gurrado
Alle orecchie degli studenti il termine, che significa padrone, suona offensivo e inappropriato per le implicazioni razziste: se c’è un padrone c’è uno schiavo, e indovinate di che colore sarà?

È una di quelle notizie piccole e remote che si rimpiange di aver ignorato solo quando ci si accorge che è troppo tardi. Harvard ha abolito il titolo di Master con cui venivano tradizionalmente chiamati i rettori dei collegi. Alle orecchie degli studenti il termine, che significa padrone, suona offensivo e inappropriato per le implicazioni razziste: se c’è un padrone c’è uno schiavo, e indovinate di che colore sarà? A Harvard ci sono fior di cervelli ai quali non importa che Master derivi da una contrazione di magister e si radichi negli stentati borborigmi della letteratura del IX secolo, ben prima di ogni tentazione coloniale. Per fortuna non hanno notato che dalla stessa radice deriva anche mister, altrimenti non avrebbero mancato di deprecarne il sottinteso sessismo.

 

Il termine sostitutivo Dean, tuttavia, non avrà maggior fortuna caso mai dovessero scoprire che orecchia il francese doyen originato dal latino decanus, con cui si designava il monaco più anziano a capo di una decina: è pertanto discriminatorio quanto a età e religione. Fin qui, il pittoresco. La notizia grave è che a Harvard il corso di laurea specialistica ovvero magistrale, che screma ulteriormente gli alunni d’eccellenza, continuerà a chiamarsi Master perché agli studenti la medesima parola non suona né inappropriata né offensiva quando li fa diventare una élite.

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