Aidepi, in 18 anni +50% export pasta italiana

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Roma, 19 ott. (Labitalia) - In 18 anni (fra il 1997 e il 2015), l'export di pasta italiana è aumentato in media del 50%. Ma con percentuali di crescita ben diverse, che fanno intuire dove si concentrano i nuovi ‘pasta lovers'. E' quanto emerge da un'analisi condotta da Aidepi (Associazione delle industrie del dolce e della pasta italiane) su dati Istat, in occasione del World Pasta Day che si celebra il 25 ottobre e che quest'anno compie 18 anni.

Roma (Labitalia) - In 18 anni (fra il 1997 e il 2015), l’export di pasta italiana è aumentato in media del 50%. Ma con percentuali di crescita ben diverse, che fanno intuire dove si concentrano i nuovi ‘pasta lovers’. E’ quanto emerge da un’analisi condotta da Aidepi (Associazione delle industrie del dolce e della pasta italiane) su dati Istat, in occasione del World Pasta Day che si celebra il 25 ottobre e che quest’anno compie 18 anni.

 

L’Europa resta il bacino più consolidato. In questo periodo, infatti, le esportazioni verso Germania, Uk, Olanda, Belgio e Austria sono aumentate tra il 100 e il 150%, in Svizzera del 500%, in Francia del 72%.

 

L’export verso Nord e Sud America è rimasto sostanzialmente stabile. Il motivo è semplice, spiega l’Aidepi: la crescita di un’industria della pasta ‘locale’, ben radicata, che ormai rappresenta il 36,6% della produzione mondiale. Fa eccezione il Brasile (+72%), dove però si produce soprattutto pasta di grano tenero e la pasta italiana di qualità risponde a un mercato più esigente.

 

Le dinamiche più interessanti si sono realizzate in Asia, dove la crescita media delle esportazioni tricolori è stata dell’80%. Con picchi nel Far East: superiori al 200% in Thailandia e Singapore, del 400% in Corea del Sud, mentre altrove siamo partiti da zero, come in India e Cina, che nel 2015 hanno importato rispettivamente 5mila e 19mila tonnellate di spaghetti tricolori.

 

Analogo discorso per la penisola araba: in Qatar, Oman e Bahrein 18 anni fa non si conosceva la pasta italiana, mentre oggi se ne consumano oltre 4mila tonnellate.

 

Kuwait e Arabia Saudita ne hanno raddoppiato i consumi, mentre negli Emirati Arabi Uniti, nuova frontiera del made in Italy alimentare, la crescita è stata del +142%.

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