Mostra Venezia: sindacato Attori, serve contratto nazionale con paghe minime

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Roma, 9 set. (Labitalia) - Non solo successo, soldi, fan e flash dei fotografi. Il cinema italiano, che in questi giorni è al centro della Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, è sempre più caratterizzato, al di là delle star da copertina, da produzioni ridotte all'osso e attori sottopagati. E proprio in occasione dell'evento in corso al Lido di Venezia la coordinatrice del sindacato nazionale attori italiani (Sai) della Slc Cgil, l'attrice Carlotta Viscovo, lancia un appello a tutta la categoria, colleghi più famosi inclusi.

Roma (Labitalia) - Non solo successo, soldi, fan e flash dei fotografi. Il cinema italiano, che in questi giorni è al centro della Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, è sempre più caratterizzato, al di là delle star da copertina, da produzioni ridotte all'osso e attori sottopagati. E proprio in occasione dell'evento in corso al Lido di Venezia la coordinatrice del sindacato nazionale attori italiani (Sai) della Slc Cgil, l'attrice Carlotta Viscovo, lancia un appello a tutta la categoria, colleghi più famosi inclusi.

 

"E' arrivato il momento -dice a Labitalia- che gli attori italiani mettano da parte gli individualismi e trovino finalmente uno spirito di categoria. Soltanto così potremo richiedere a istituzioni e produttori un contratto nazionale di categoria del settore audiovisivo, che innanzitutto regolamenti e fissi delle paghe minime. L'opinione pubblica -sottolinea- pensa che quella dell'attore sia una vita fuor dal comune ma nella maggior parte non è così, ci troviamo ad affrontare le difficoltà di tanti altri nel mondo del lavoro".

 

Paghe, che, spiega Viscovo, negli ultimi periodi sono scese vertiginosamente, specie per i ruoli più piccoli, nel cinema come nella fiction. "Le produzioni arrivano a offrire -spiega- tra i 250 e i 350 a posa, e cioè per una giornata di lavoro. Se si considera che al massimo si tratta di 3 giornate di lavoro, che spesso si viene convocati 48 prima e che a volte si tratta delle uniche giornate di lavoro in un mese o due, si comprende che si tratta di cifre da fame".

 

Una condizione insostenibile che, spiega Viscovo, è aggravata da tante altre piccole cose: "Ormai le produzioni, se l'attore vive lontano dai luoghi del set, non rimborsa neanche le spese di viaggio che sono quindi a carico dell'attore". Per questi motivi, ribadisce Viscovo, l'intera categoria "deve spingere per chiedere un contratto collettivo di lavoro, che fissi dei paletti per l'Anica, l'associazione dei produttori".

 

E nello spettacolo e nella prosa non va meglio, sottolinea Viscovo. "Il decreto Franceschini sugli spettacoli dal vivo -sottolinea- è tutto a favore delle imprese, non è nessuna tutela per i lavoratori. Attori che, se un tempo, anche dieci anni fa, potevano pensare a una progressione di carriera, oggi non possono più. Ci sono colleghi con 20-30 anni di esperienza -spiega Viscovo- che oggi si ritrovano a guadagnare anche molto di meno rispetto al passato".

 

L'appello è quindi ai colleghi più famosi che, "naturalmente, per loro meriti, hanno a disposizione cachet elevati, a fare spirito di categoria -sottolinea Viscovo- anche con gli altri, in modo tale da poter chiedere a istituzioni e opinione pubblica diritti e tutele per tutti gli attori".

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