Gino Strada (foto LaPresse)

Uno Strada nel buio

Redazione
“Qual è la differenza tra guerra e terrorismo?”. Gli stereotipi tossici del capo di Emergency a “Ballarò”

Seduto coi gomiti sul tavolo, il maglione blu e la barba bianca, sembra più Mauro Corona che Gino Strada. Del resto ognuno ha la sua utopia fuori di testa o fuori dal mondo, uno parla con i boschi, l’altro con la sua ong Emergency propone di dibattere in sede Onu “l’abolizione della guerra”. Così, per decreto. E vagli a spiegare (Paolo Mieli, all’altro capo del tavolo, timidamente ci prova) che i tagliagole dell’Isis, i Boko Haram, non siedono al Palazzo di Vetro e non riconoscono trattati o protocolli. Gran finale di “Ballarò” per Massimo Giannini, martedì sera, a tema il terrorismo al tempo del Bangladesh. Gino Strada è un medico, aiuta i feriti, ok. Ma per tutto il resto è un disco rotto, o meglio un prodotto tossico: inquina la formazione di un retto giudizio sui fatti. Ripete: “Il terrorismo è un tema complesso, al fondo c’è la scelta della guerra”. “Dopo l’11/9 Bush disse che la guerra al terrorismo sarebbe durata 50 anni, ne sono passati una quindicina…”.

 

L’arguto Giannini: “Dunque la strada di fare le guerre, come in Iraq…”. E lui: “Qual è la differenza tra guerra e terrorismo? Tra un villaggio bombardato da 30 mila metri e…” (applausi). “C’è chi tira quattro sassi, chi ha due coltelli, ma c’è chi ha l’atomica”. “E se vincesse Trump?”. Le guerre dell’occidente, un disco rotto. L’islam? Questo sconosciuto. Tutte le guerre sono uguali, nella visione di Strada. E’ sul terrorismo, che fa più fatica a distinguere. Ammette, sì, che non è per forza vero che il terrorista tipo sia “il povero sfigato” e che c’è una componente “ideologica che si somma a quella religiosa”. Ma poi si limita a costatare che qualcuno si pone il problema di come fare la sua guerra, “non avendo gli stealth”. Il terrorismo è soltanto una guerra come le altre, condotta coi mezzi che si riescono a raccattare. Applausi in studio.

Di più su questi argomenti: