Cosa direbbero le creature di Verdone sulle peripezie offshore di Verdone

Mario Sechi
Viaggi di nozze a Panama, un cortocircuito mediatico. Dialogo “sur conto” tra Jessica, Ivano e compagnia sui Panama papers tra i quali è comparso anche il nome del grande regista e attore romano (che afferma la sua totale estraneità al caso).

Il nome di Carlo Verdone è comparso nella lista dei Panama Papers. Il grande regista e attore afferma la sua totale estraneità al caso. In redazione al Foglio è giunto un documento di straordinaria importanza. E’ una sceneggiatura intitolata “Viaggi di nozze a Panama”, dove compaiono alcuni nomi legati a Verdone sui quali sono già in corso accertamenti dell’Agenzia delle entrate. Pubblichiamo il documento in esclusiva.

 



 

 

Esterno giorno

 

Una Porsche cabrio corre sul Raccordo anulare. A bordo ci sono Jessica e Ivano. L’auto va a gran velocità, confusa dal rombo del motore, in sottofondo c’è la musica dei Pearl Jam. Jessica ha il taglio vaporoso, trucco shocking. Ivano porta i basettoni, ciuffo calante sulla fronte, bracciali al polso. Con la mano destra guida, con la sinistra fuma una canna.

 

Ivano.  Jessica, ho messo i Pearl Jam, ma nun ricordo quanno l’avemo fatto co’ ’sto gruppo…

 

Jessica. Amo’, nun me disturba’, sto ’a legge er Messaggero.

 

Ivano. Branko?

 

Jessica. No, c’è ’sta storia de’ Carlo e der tesoro che s’è portato a Panama.

 

Ivano. Ma Carlo chi? Verdone? Carlo nostro?

 

Jessica. Ma ’ndo vivi? Tu la devi smette de sfonnarte con le canne. Ne parlano tutti i telegiornali!

 

Ivano. Sto a fuma’ cicoria… (s’alza una nuvola di fumo). E che dice Carlo? Oddìo, mo’ comincia a pija’ e medicine…

 

Jessica. Ha scritto er post su Feisbuc: “Ve lo dico chiaramente: non ho soldi o immobili a Panama, non ho mai pianificato di trasferire denaro in quel luogo. E, attenzione, non ho mai incaricato nessuno di aprire società ed esserne socio”. Proprio bravo, Carlo, ‘na persona seria. (Guardando dall’alto in basso Ivano).

 

Ivano. (Sorriso da volpe in pellicceria). Aaaaaahhh Jessica, certo che so tutto, stavo a scherza’, te volevo fa ’na tana. Me spiace, è n’amico, ma te dico che ’sta storia me puzza. Er nome sulla lista de Panama c’è, i sordi ce li ha, er commercialista pe fa’ la mandrakata pure. Daje, l’hanno beccato cor sorcio in bocca, er compagno Carlo. Pensace bene Jessica, è un classico der cinema: Carlo è ’na zecca che fa er moralista. (Con l’indice puntato in alto).

 

Jessica. Sei er solito borgataro co’ quattro spicci in tasca e i buffi in giro, nun capisci gnente de li ricchi. Nun c’hai stile, tu, Ivano.

 

Ivano. Ah sì? Mo’ chiamo Callisto e me faccio spiega’ er magheggio de Panama. Te faccio vede’ io chi è er borgataro e chi è l’evasore.

 

Jessica. Ma chi vuoi senti’? Er Cagnato?

 

Ivano. Perché? Mo’ c’hai da di’ pure su Callisto? E’ uno stimato professore universitario.

 

Jessica. Er Callisto, come lo chiami tu, è ’no stimato professore universitario un par di palle, passa le giornate sui siti porno e va a zoccole sulla Salaria.

 

Ivano. E aridanghete co’ sta storia vecchia, mo’ nun stamo a sottilizza’. Pronto? Ciao Callisto, hai visto ’sta storia de Carlo? Sì, Panama. Vorrei ’na spiegazione tecnica, me interessa er giro de li spicci in ’sti paradisi fiscali, posso passa’ a casa tua? Grazie, spingo er pedale e arrivo in trenta minuti.

 

 

Interno giorno

 

Trenta minuti dopo. La scena si svolge in casa di Callisto Cagnato.

Jessica e Ivano entrano e trovano il professore in compagnia di altre due persone: Moreno Vecchiarutti, titolare di cinque negozi di telefonini (tre sul Raccordo anulare e due in centro) e Raniero Cotti Borroni, clinico di successo, sempre attaccato al telefonino, già sposo della malcapitata Fosca che si suicidò a Venezia gettandosi dal balcone dell’albergo, durante il viaggio di nozze con Raniero.

Ivano. Ah, che fortuna, capitate proprio tutti a cecio. Vorrei capi’ ’sta storia de Carlo e dei sordi a Panama. Ma se pò fa’?
Callisto Cagnato. Viviamo purtroppo in un mondo senza un filo di etica, ci ridurremo a vivere con i dobermann dentro casa.

 

Jessica. Professo’, nun ricicli le battute der cinema. Carlo è a posto.

 

Ivano. I sordi a Panama ce stanno o no?

 

Callisto Cagnato. Questo purtroppo è il frutto della globalizzazione, caro amico.

 

Jessica. Aridaje, n’ha riciclato un’altra. Nun se ricorda che aveva i dollari in casa, proprio lei, professo’?
Callisto Cagnato. Argent de poche, pochissima roba, i rimasugli di un viaggio negli Stati Uniti. Qui parliamo di grandi capitali, signora.

 

Jessica. Signora a me nun lo dici, chiaro? Nun se pò senti’, ’sto ipocrita (Jessica accende una sigaretta).

 

Raniero Cotti Borroni. Ormai siete rimaste soltanto voi donne a fumare, noi uomini abbiamo capito.

 

Jessica. Già sentita, aggiorna le battute. Iva’ io me ne vojo anna’ subito, questo è insopportabile.

 

Ivano. Ranie’ nun rompe i cojoni e dimmi: Carlo c’ha er capitale a Panama sì o no?

 

Raniero Cotti Borroni.  (Risponde al telefonino). No, non mi disturba, dica. Oh, che problema increscioso, mi spiace. (Chiude la conversazione). Scusate, devo andare, un lieve contrattempo: si è suicidata anche la mia terza moglie. Cose che capitano. (Esce).

 

Ivano. Moreno, come mai stai in silenzio? Nun è che c’hai anche tu i sordi a Panama? Co’ quei negozi de telefonini chissà quanto cash te porti a casa…

 

Moreno Vecchiarutti.  Iva’, io faccio gira’ er contante, me serve anche per le piccole cose, le mance ne li grandi alberghi che piacciono a mi’ moje Enza che è una fine, de classe, e poi come se dice a Roma a gratise nun se fa gnente, lo sai.

 

Ivano. Ma nun te dispiace pe’ Carlo?

 

Moreno Vecchiarutti. M’arimbarza, proprio nun me emoziona, so’ tutti eleganti ’sti democratici che ce fanno la morale pure dar bibbitaro e poi so’ i peggio.  Eccerto, poi ce sta er problema cor fisco, co’ sti magna magna der Palazzo, se stanno a rosicà tutto er prosciutto, ma si tu sei er mejo allora nun te poi fa’ pizzica’ così.

 

Ivano. Lo sapevo, c’ha fatto er sopra e er sotto cor patrimonio e sempre in silenzio, senza di’ gnente agli amici! E meno male che era comunista. So’ tutti come quell’artro, Gino Paoli. Er conto in una stanza, all’estero. (Bussano alla porta)

 

Callisto Cagnato. Scusate signori, bussano, vado ad aprire, con permesso.

 

Entra Gepy Fuxas, conduttore televisivo.

 

Gepy Fuxas. Ragazzi, dovete aiutarmi a convincere Carlo a venire in trasmissione da me.

 

Ivano. Eccolo là, er Dracula della tv. Nun t’è bastato l’esorcismo in diretta, quello che t’ha vomitato sui carzoni?

 

Gepy Fuxas. Mi hanno dato tre copertine con quella storia.

 

Jessica. Sciacallo, nun crederai che Carlo ha fatto spari’ i sordi a Panama?

 

Gepy Fuxas. E chemmefrega a me! Mi interessa la notizia, voglio l’audience, lo share. Se è innocente, piagne. Se è colpevole, piagne anche più forte.

 

Ivano. Sei pronto a aggrinfia’ la ggente, tu. Ma Carlo per te è colpevole? Lui su Feisbuc dice che è innocente, ma io le conosco ’ste zecche der cinema, come dicono quelli che fanno ’e battute de politica? Cuore a sinistra e portafojo a destra, nun ce credo.

 

Gepy Fuxas. Trovate Carlo, gli conviene confessarsi con me in diretta tv, nella parte dell’angolo del gazebo. Così sarà credibile anche se racconta fregnacce. Sotto ci sarà un tappetino musicale, tipo un Bach, uno Chopin, una cosa triste, in modo che il problema viene proprio fuori, fuori! Qui siamo in guerra!

 

Ivano. Pure questa è già sentita. Ma come? E la sinistra, er capitale, Marx? E i compagni de partito, er progresso, e Berlinguer ti vojo bene e Uòlter Vertroni e mi fido di te co’ Jovanotti e la tribù che balla e la democrazia? Ve riempite la bocca de’ paroloni e mo’ finirà che l’unica cor conto a Panama è quella der salotto der Biscione, Barbara D’Urso! Ho capito, Jessica annamo, qui er caso lo può risolvere solo uno co’ ’e palle.

 

Jessica. Chi?

 

Ivano. Armando Feroci.

 

 

Esterno giorno

 

Giardini del Gianicolo. Jessica e Ivano sono con Armando Feroci, playboy da strapazzo, fu rapito da un gruppo islamico e venne candidato al Consiglio comunale a Roma. Fa caldo. Jessica porta gli occhiali da sole. Ivano porta gli occhiali da sole. Armando porta gli occhiali da sole. Lungo silenzio.

 

Ivano. Dai Arma’, dimme tutto.

 

Armando Feroci. Vabbè, te dico come stanno le cose: Carlo c’è cascato co’ tutte e due le scarpe.

 

Ivano. Lo sapevo. Ma nun me veni’ a di’ che nun lo sapeva e che ha fatto tutto er commercialista. A Panama! E’ andato ai tropici, je possino… er compagno Verdone.

 

Armando Feroci. Ma chi se l’aspettava, dài. Te ricordi l’arrivo de mi’ fratello. Bussa e fa: Guardia di Finanza buongiorno, ricevuta fiscale! Solo che mo’ è tutto vero. Per lui. E’ un dramma. Nun ce dorme la notte, lo conoscete.

 

Jessica. Ma è innocente!

 

Ivano. A’ fata, tu non sei Cappuccetto Rosso e lui nun è Che Guevara. Grazie Arma’, messaggio ricevuto, Jessica annamo dar nostro contabile, devo sposta’ er cucuzzaro de famiglia dalle Cayman a un’altra parte all’estero. Carlo ha fatto er botto e ce verranno a cerca’ tutti, semo legati a doppio filo come ner copione de un thriller.

 

Jessica. E dove li vuoi mette’ i sordi?

 

Ivano. A Panama! Capisci er machiavello? Mo’ co’ tutto ’sto casino nun se fileranno mai i nuovi arrivati, sbrigate! Sali in macchina e metti i Pearl Jam che così lo famo strano sul Raccordo anulare.

 

Jessica. Pe’ me Carlo è pulito, l’hanno solo messo in mezzo. Vabbè, mejo nun fidasse troppo, loro so’ ricchi, tu uno furbo de borgata, famo come dici. Amo’, ho solo un dubbio.

 

Ivano. Quale?

 

Jessica. Ma a Panama ce sta la carbonara? (Titoli di coda).

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