Agricoltori alle prese con "cornoletami", strumenti magici fondamentali per le imprese biodinamiche

Biodinamico e magia per uscire dalla crisi

Luciano Capone
Corriere e Repubblica sponsorizzano la pratica anti-scientifica dell'agricoltura biodinamica. E il governo la include nel "Piano strategico nazionale". L'uscita dalla crisi ormai affidata alla magia.

La magia può essere il settore strategico su cui l’Italia deve puntare per uscire dalla crisi. Come hanno dimostrato diversi studi il settore è molto vivace: negli ultimi anni il fatturato di “maghi, cartomanti, fattucchieri, cui vanno aggiunti spiritisti, sensitivi, rabdomanti, è aumentato del 18,5 per cento, passando da 7,5 miliardi di euro a 8,3 miliardi”. Inoltre gli operatori dell’occulto sono 160mila e “forniscono 30mila prestazioni giornaliere a quei quattro italiani su dieci”. Chi opera in questo settore si occupa degli aspetti più importanti della vita delle persone: lavoro, salute, vita sentimentale, investimenti, preoccupazioni per il futuro, dialogo con i cari estinti. Sarebbe pertanto opportuno che lo Stato predisponga un piano strategico per la magia e che le università predispongano master e corsi di specializzazione per rafforzare la ricerca scientifica sull’occultismo. Se qualcuno dicesse cose del genere verrebbe preso per matto, ma sono esattamente gli stessi argomenti usati (e accolti ai massimi livelli istituzionali, accademici e giornalistici) per un’altra pratica paranormale: l’agricoltura biodinamica.

 

Nella pagina degli editoriali e delle opinioni, il Corriere della Sera ha pubblicato una lettera di Fabio Brescacin, il presidente della biodinamica Ecor NaturaSì, in cui si sostiene che “l’agricoltura biodinamica è una risposta alla crisi”. Scrive: “È una scelta di rottura: rompere con l’isolamento provocato da prezzi ingiusti e dai cambiamenti climatici; con l’invasione del cibo spazzatura; con le politiche dissennate sul territorio”. E ancora: “La bioagricoltura ormai si è estesa sull’11,2% della superficie rurale italiana: stiamo parlando di imprese agricole che generano un fatturato di oltre 3 miliardi e 600 milioni di euro annui e un indotto ancora più grande, un patrimonio grazie al quale l’Italia è leader europeo delle esportazioni di prodotti biodinamici”.

 

I propugnatori dell’agricoltura biodinamica, quando descrivono il metodo inventato dall’esoterista Rudolf Steiner, parlano sempre di ecologia, della distruzione dell’ambiente e di quanto siano dannose “la chimica” e “l’industria” ma non spiegano mai in cosa consista il biodinamico. Sul Foglio ce ne siamo occupati recentemente, raccontando la genesi storico-filosofica e la sua diffusione fino ai giorni nostri. In sintesi, il metodo biodinamico non è altro che agricoltura biologica con l’aggiunta di preparati e procedimenti che si basano su una teoria che unisce astrologia, omeopatia e spiritualismo. Una compilation del pensiero anti-scientifico, che nella pratica si traduce nell’uso di preparati diluiti ottenuti appendendo vesciche di cervo maschio piene di fiori, oppure sotterrando corni di vacca pieni di letame, nella convinzione che dalle corna della vacca le energie cosmiche e forze astrali agiscano positivamente sulle piante e sull’ambiente.

 

Naturalmente, oltre al buon senso, sono le scienze naturali a dirci che non c’è alcuna prova che questa teoria e le sue pratiche abbiano un qualche effetto. Eppure, grazie a un eccellente lavoro di lobby e di comunicazione, e anche grazie a una larga parte del mondo del biologico – che pur di andare contro l’agricoltura convenzionale e le biotecnologie si accompagna alle teorie più strampalate –, l’agricoltura biodinamica in Italia viene accettata e legittimata ai massimi livelli. Come ha ricordato sul Corriere Brescacin, il governo Renzi, per opera del viceministro dell’Agricoltura Andrea Olivero, ha varato il “Piano strategico nazionale per la bioagricoltura” in cui c’è spazio anche per l’agricoltura biodinamica, in un paese, ricordiamolo, dove invece è proibita la ricerca scientifica più avanzata sulle biotecnologie (ad sempio la sperimentazione in campo aperto degli Ogm). Brescacin ricorda anche il grande convegno, che ha dato lustro all’agricoltura biodinamica e molto meno alle istituzioni che l’hanno organizzato e patrocinato, tenuto all’università Bocconi, dimenticando però di dire che proprio il rettore della Bocconi, Andrea Sironi, ha preso le distanze dall’evento promettendo, per il buon nome dell’ateneo, di “fare più attenzione in futuro”.

 

In una posizione ancora più sorprendente dello scivolone della Bocconi, si trova certamente un’altra importante università come la Federico II di Napoli, già nell’occhio del ciclone per le falsificazioni di un suo docente, Federico Infascelli, in diversi studi anti-Ogm. La Federico II, infatti, tiene un master sull’agricoltura biodinamica e, secondo quanto ha scritto in un editoriale su Repubblica il presidente dell’Associazione per l’Agricoltura biodinamica, Carlo Tricarico, l’ateneo partenopeo starebbe per istituire un “corso di laurea in agricoltura biologica e biodinamica”. Ma nel rapporto con quest’agricoltura esoterico-spiritualista, la posizione più sorprendente è quella del governo italiano che ritiene il biodinamico un qualcosa “strategico”, e in particolare del ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina che, oltre a patrocinare i convegni dei seguaci di Steiner, ha proposto di “creare corsi universitari specifici sull’agricoltura biodinamica”.

Ora, se la strategia del paese per uscire dalla crisi è quella di promuovere settori che, pur basandosi su teorie bizzarre e senza valore scientifico, non inquinano e hanno molto successo in alcune fasce della popolazione, allora bisognerà sostenere anche maghi e fattucchieri. Oltre ad ampi editoriali sulle pagine dei principali quotidiani italiani (Corriere e Repubblica), affidati al mago Otelma ci starebbero bene un “Piano strategico nazionale per la magia” e corsi universitari su chiaroveggenza e cartomanzia. Finalmente, come per magia, si uscirà dalla crisi.    

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali