Daria Bignardi

Rai Roulette

Anonimo Rai
Alle sette di sera, mentre si metteva il cappotto, il mio collega mi ha detto: “Oh, dai, che hai promesso a Cerasa che gli scrivevi il pezzo, è tardi”. E’ stato solo a quel punto che ho alzato lo sguardo per la prima volta dallo schermo del telefono.

Alle sette di sera, mentre si metteva il cappotto, il mio collega mi ha detto: “Oh, dai, che hai promesso a Cerasa che gli scrivevi il pezzo, è tardi”. E’ stato solo a quel punto che ho alzato lo sguardo per la prima volta dallo schermo del telefono: dalla mattina, dalle undici circa, ero immobile su quell’sms: “Fabiano, Dallatana, Bignardi”.

 

Eeehhhh? Avevano già deciso di farmi agitare con la nomina del super amministratore delegato, Campo Dall’Orto nostro (iddio lo abbia in gloria), che c’ha più poteri lui di Capitan America. Poi mi hanno messo Verdelli, il ddd, il direttore dei direttori. E vabbé. Poi il fenomeno Anzaldi e a quel punto m’ero detto: “Basta, oltre non si può”. E invece.

 

Ma qui stiamo scherzando, ma questi sono pazzi. E Leone, che pure Renzi gli ha detto che ha fatto un bel Festival? Ai miei tempi se il presidente del Consiglio faceva una nota – e Renzi l’ha fatta, l’e-news, lì, come si chiama – per dire che gli era piaciuto Sanremo il dg restava in carica almeno cinque anni sicuri. Così, garantiti, sull’unghia. Leone una settimana di sorrisi e l’hanno subito trombato. Ma dico io: ma dopo un Sanremo così mi trombi un direttore? Ma mica sarà per quella sciocchezzuola là dell’anticipo di Capodanno, no? Perché sennò io chiamo l’Usigrai e…

 

Passa un altro collega, mi sventola davanti agli occhi una nota: eccoli, sono loro! Se so’ subito incazzati, bravi, fate casino, daje, chiamiamo pure Anza che…

 

Il collega mi strappa il foglio davanti agli occhi: così, cattivo, in due pezzi e poi in altri due.
“Oh, ma che stai a fa’? Ma ora se tratta così l’Usigrai? Guarda che…”.

 

“Non hai capito un cazzo – mi fa – se io fossi Campo Dall’Orto nostro (iddio lo abbia in gloria) è quello che farei. Mo’ c’ha i super poteri. E mo’ so’ cazzi, Usigrai o non Usigrai”.

 

Niente, manco più l’Usigrai. E manco il Consiglio: il Consiglio! Com’erano belli quei tempi che entravi dentro e t’affossavano tutto, ti inculavano che era un piacere, gli scherzetti, le giravolte, i tradimenti. Macchè, coi super poteri quello se ne fotte anche del Consiglio: certo, magari gli avrà chiesto un parere, come no, però è un’altra cosa. ’Sto Fabiano, poi, boh. Io sono indignato solo per l’età: a quarant’anni ai tempi miei al massimo facevi il programmista regista, ora li fanno direttori. Ah la rottamazione, che brutta moda.

 

Ma l’Andreatta, invece? Quella era forte, perché non hanno fatto lei? “Ma scusa – mi dice sempre il collega che ha strappato il foglio – ma se tu avessi centinaia di milioni di budget te li terresti, facendoti fare i complimenti da tutti per ogni cosa che fai, o andresti a metterti tutti i giorni in un casino tipo quello di Azzalini?”. Mi sono risposto da solo: ok, Andreatta no.

 

A RaiDue c’era Teodoli. Io l’avrei tenuto: uno che c’ha tre botte di culo così, una dietro l’altra, Made in Sud, Amadeus e pure Coliandro, che ti vanno in doppia cifra di share come se nulla fosse, io me lo sarei tenuto stretto. Teodoli porta bene. Invece l’hanno mandato a RaiQuattro, che dicono che ora va di moda stare a RaiQuattro. Sino a ieri la gente scappava, se gli dicevi RaiQuattro si gettavano dalle finestre. Non c’avevano una lira, andavano in onda coi cartonati. Ora invece va di moda: benedetta strana azienda.

 

Lì l’avevano detto che ci andava quella di Magnolia, Ilaria Dallatana. E vabbé, cosa le vuoi dire: niente. Ha fatto l’“Isola dei famosi”, ora si ritrova Porro. ’A Nicola: pijate la Ventura e pure Rocco Siffredi e smettila con ’ste due palle delle tasse e di Bisignani.


Poi, poverini, ci sono quelli di RaiTre, che a me spiace anche scriverne, perché quelli, se non finiscono in qualche casino, non vivono, non stanno proprio bene.

 

Daria Bignardi. Io davvero non trovo perfidia più grande di farli passare da Vianello a Bignardi. Cioè: a RaiTre in questi anni s’erano tutti un po’ rilassati, al primo piano si faceva casino, c’era quell’aria da “daje”, da cazzari: si cantava, si andava alle feste, da Mastino a Fregene, si portavano le camicie aperte, qualcuno arrivava con la chitarra e un fiasco di vino e si stava insieme.

 

[**Video_box_2**]Ora io penso a tutti questi: me li immagino come quando alla festa staccano la musica di colpo e tutti fanno “nooooo”. Me li vedo, con i denti affondati nell’abbacchio, che iniziano a sentirsi in colpa, a mettersi dritti sulle sedie, a nascondere nei cassetti i dischi di Califano.

 

Di contro, però, i ragazzi di RaiTre sono svegli: oggi dicono che al loro piano fosse tutto un viavai, con la gente che svuotava le bottiglie dei vini dei Castelli nei lavandini e giù di botti di birra. Vuoi non farti trovare con una birretta sulle scrivania quando passa Daria?

 

Quando finalmente mi sono deciso ad alzarmi perché s’era fatto veramente tardi, mentre attraversavo il corridoio mi sono messo a pensare a tutte le interviste barbariche: le attrici, gli scrittori, i cantanti… ehi, è proprio da lei che Renzi ha fatto anche quella famosa, quella in cui diceva a Letta… un flash mi ha fermato: sulle scale una scritta con il pennarello: #funzionariostaisereno.

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